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| CITAZIONE (malcolmy @ 16/11/2021, 20:40) Ora sono in una situazione di emergenza, non c'è una visione. Come quando un rubinetto perde, non hai una visione, cerchi di bloccare la perdita. Ci si stava allagando la casa, ora abbiamo un idraulico, speriamo sappia cosa fare. Più che un idraulico, un tappa Bucchi 😀 Non è questione di "ora" , ma degli ultimi anni. CITAZIONE (dinamista @ 16/11/2021, 20:44) CITAZIONE (ssocrate @ 16/11/2021, 20:19) Quello che vien fuori è anche la mancanza di una visione. Prima si punta su un allenatore che è privo di esperienza in A1 (Cavina), poi su uno di esperienza consolidata (Bucchi), prima ancora si era andati su una scommessa totale (Pozzecco), investendo sull'esuberanza e sregolatezza dopo aver dato le chiavi al severissimo Esposito. Ma dove vogliamo andare esattamente? La visione che Sardara ha dimostrato di aver avuto per il consolidamento societario della Dinamo, sembra che manchi negli ultimi anni sul piano del gioco. Credo sia abbastanza evidente: primi cinque anni di serie A, entusiamo enorme, progetto tecnico preciso e in continua crescita, 2015 come anno di rifondazione forse nemmeno sperando ad un epilogo simile. Dopo di che confusione totale e incapacità di dire: "ferma tutto, ripartiamo da 0 con un progetto ambizioso e studiato nei dettagli". Secondo me è mancata proprio la visione di un progetto ambizioso, disegnato e pensato per consolidare la Dinamo ai vertici del basket italiano, oppure puntando più sull'Europa. In mancanza di questo si vive di alti e bassi, annate confuse e scelte dettate dall'urgenza delle circostanze. Il capolavoro di Sardara è stato dare solidità ad una società che economicamente è stata sempre in bilico. Sarebbe opportuno sfruttare questa solidità con un progetto tecnico altrettanto organizzato, a partire dal coach. Ma questo aspetto negli ultimi, diciamo sei anni, è mancato in maniera evidente. Esatto. Forse perché manca un dirigente con competenze tecniche sportive adeguate al quale affidarsi. Va riconosciuto che è sostanzialmente la stessa dirigenza del triplete, che era però ancorata al progetto tecnico ereditato dalla precedente gestione e fondato sulla figura di Meo Sacchetti.
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