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hana-bi
view post Posted on 14/11/2009, 11:40 by: hana-bi




CITAZIONE (shag @ 14/11/2009, 01:06)
Sono d'accordo con chi dice che il problema è di tutta Italia e non solo di Milano. Secondo me il vero problema non è la qualità (con tutto il rispetto per il lavoro di Andrea Schiavi e dei pochi come lui) ma la quantità dei giovani. Per quello che vedo io, c'è poco reclutamento, ci sono istruttori mediocri e società miopi e disorganizzate che tengono di più a una C2 di mezza classifica che alle giovanili.

Quello che si tende a trascurare è che il basket è uno sport di non immediata comprensione e affinchè domani ci sia un pubblico (e quindi soldi, sponsors attenzione mediatica ecc.) ci vogliono tanti ragazzi che oggi giochino ciascuno al proprio livello in modo da conoscere ed apprezzare questo sport e diventare domani il pubblico di riferimento. Allargando la base crescerà automaticamente anche il numero dei talenti.

Il risultato di allargare la base è raggiungibile in diversi modi. Ne cito alcuni.

Lasciare libero ogni anno il ragazzo di tesserarsi dove vuole (credo che in una certa misura nel calcio sia già così). Oggi lo svincolo avviene troppo tardi e troppe società se ne approfittano: non curano il settore giovanile intanto nessuno se ne può andare e se il ragazzo se ne va (in prestito) si fanno pagare la quota dalla famiglia ottenendo il doppio vantaggio di non dovere spendere per lui incassando ugualmente la quota. In questo modo ci sono società a cui mancano proprio determinate leve. La libertà di tesseramento spingerebbe le società ad una sana competizione per tenere i ragazzi (migliori allenatori, strutture, organizzazione ecc).

Anche per controbilanciare il punto precedente, obbligare le squadre di serie A e A2 che devono fare l'eccellenza e che non fanno minibasket (Olimpia docet) a far ruotare, almeno fino all'under 15 compresa, ogni anno i ragazzi che non verrebbero tesserati ma solo presi in prestito in modo da restituirli alle società di origine. Il periodo presso la squadra principale sarà una specie di premio per il ragazzino e le società di origine non saranno impoverite ma anzi beneficeranno dal fatto che il ragazzo è stato allenato bene per un anno. Inoltre in questo modo si eviterebbe di illudere inutilmente i ragazzini che a 16/17 anni si vedrebbero scavalcati da un reclutamento su base nazionale e non più locale. Poi gli allenatori dei settori giovanili delle squadre di A dovrebbero fare anche formazione effettiva agli allenatori delle società gemellate.

Imporre che i ragazzi che partecipano al campionato provinciale giochino tutti lo stesso numero di minuti in modo che nessuno si senta umiliato perchè gioca di meno e per questa ragione abbandoni questo sport. Sembra una stupidaggine ma purtroppo succede spessissimo. E che ricordo potrà conservare questo ragazzino del basket? Secondo me non sarebbe nemmeno male tornare a iscriverne solo 10 a referto in modo che tutti abbiano più tempo per giocare. Naturalmente open ed eccellenza altra storia.

Obbligare le società ad avere un'apposita struttura organizzativa per le giovanili con un allenatore esperto che faccia da supervisore per gli istruttori più giovani.

Obbligare le società che si vogliono iscrivere a un campionato dalla C2 in su ad avere un settore minibasket ed un settore giovanile con squadre almeno fino all'under 15 compresa.

Ridurre gli stranieri nelle massime serie: perchè un ragazzo dovrebbe venire a giocare a basket se in fondo ha più probabilità di arrivare in serie A ( e di guadagnare molto di più) se giocasse a calcio? E' ovvio che i migliori talenti per capcità atletiche e coordinazione giocheranno a calcio e non a basket!

Insomma con un po' di fantasia e senza lasciarsi ingabbiare dai piccoli interessi locali qualche cosa si potrebbe fare. Anche la Federazione (magari non proprio il povero Ragnolini) potrebbe fare molto.

Quotone.

E quotone a chi parlava del problema degli impianti. Se vi può consolare, dato che sono stata dirigente anche di nuoto, vi racconto che l'attuale Città dello Sport ormai son sei mesi che ha scacciato gli atleti dall'unico centro Fin esistente (perché stava crollando a pezzi) e la Città dello Sport non ha una piscina a norma per fare una gara, tantopiù che caccia tutti nell'hinterland (dove gli impianti non le appartengono). Quindi come vedete siamo sempre lì: e poi ci chiedono come mai siamo messi così male... oh gente, senza allenamento non si va da nessuna parte, e il mio cicio (U13) fa tre ore e mezzo alla settimana di allenamento, meno male per lui che compensa scagliandosi al campetto tutti i pomeriggi (lo fa anche adesso che è inverno) altrimenti si dimenticherebbe persino di cosa sia un canestro.
Ma che si vuol fare con così poche ore (e così care)?
Chi diventa campione con tre ore e mezzo alla settimana? (NB non critico la società di mio figlio, che già è miracolata dall'aver questo spazio).
Così non si può produrre un accidente di niente. Punto e basta. E alla fine, se fare sport presuppone anche sacrifici per la famiglia, questa ovviamente dopo un po' si rompe le balle e preferisce andare a sciare invece che stare a casa per la partita. Uno i sacrifici li fa in genere per la speranza di qualcosa di migliore. Se sa che non arriverà mai, diventa giocatore "ludico": cioè, a livello giovanile, arriva al capolinea.
Poi quoto sull'Armani. E' indecente.
 
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288 replies since 22/9/2009, 21:33   18422 views
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