| Dalla Repubblica di ieri:
Mancano ancora le righe, le aree e la lunetta, ma bastano i canestri a riaccendere l´entusiasmo
Il ritorno del basket nel parco
Dopo tre anni riapre il playground del Sempione
Una macchia: è sparita l´impronta di O´Neal. Il Comune: ne arriverà un´altra di un super
Domenica 27 l´appuntamento con i "grandi vecchi", ci sarà anche Pittis
È rinato in silenzio, senza fanfare, tagli di nastri o testimonial di lusso. Il playground del Parco Sempione è tornato a rivivere alla sua maniera, da luogo di culto underground e refrattario ai riflettori. Ci sono voluti tre anni di lavori, abbandoni, e appelli per ridare dignità a quello che era stato il cuore del basket di strada milanese degli ultimi trent´anni. Luogo di sfide e di campioni di periferia, ma anche palestra per futuri giocatori di serie A, spesso con una maglia dell´Olimpia addosso: Sambugaro e Portaluppi, Pessina e i fratelli Anchisi. Su tutti, il pluriscudettato Riccardo Pittis. Ci sono di nuovo i canestri, con i tabelloni. C´è l´asfalto liscio, bianco, a lastroni quadrati. Per il resto, manca tutto: le righe di delimitazione del campo, le aree, la lunetta. Assente anche la leggendaria impronta del piedone di Shaquille O´Neal, pivot dei Los Angeles Lakers e giocatore più dominante del pianeta, lasciata sull´asfalto del Sempione dieci anni fa durante un tour promozionale. Reliquia rimossa durante i lavori di rifacimento e mai più tornata alla luce: «Era molto rovinata all´epoca, andò letteralmente distrutta - dicono dall´assessorato ai Lavori Pubblici del Comune - l´idea è di rimpiazzarla con l´impronta di un altro grande campione». Poco importa. È bastato un rapido passaparola per radunare sull´asfalto del Sempione gli appassionati del basket di strada. C´era una sola retina, sistemata sul canestro della metacampo "A", quella delle partite più importanti. «C´era soprattutto molta emozione - racconta Andrea Trinchieri, vice di Attilio Caja sulla panchina dell´Olimpia e assiduo frequentatore di Milano - in questi anni ci siamo spostati qua e là, in via Dezza e al Lido, ma il Sempione ha il fascino del luogo storico». Una vera tribù metropolitana, quella degli street-baller, con le proprie regole (partite ai venti canestri, niente arbitro, contatti ammessi, chi perde esce) e le proprie gerarchie, spesso opposte a quelle dei campionati professionistici. Il futuro del rettangolo del Sempione rimane un´incognita. A Palazzo Marino fanno sapere che una sponsorizzazione da parte di una grande azienda di abbigliamento sportivo sarebbe l´ideale per il rilancio del playground con tornei e manifestazioni. Nel frattempo, il fai-da-te rimane la regola tra i vecchi frequentatori del campetto. Tra questi, c´è Mario Losio, da quindici anni manager di Jovanotti: c´era anche il rapper di Cortona nella sua squadra, insieme al bassista Saturnino, Ricky Pittis e Matteo Anchisi, in una storica edizione del Torneo del Sempione, quella del 1992: «Il torneo - ricorda Losio - durò quindici anni: dall´81, anno in cui il patron della Pallacanestro Varese, Toto Bulgheroni, ci regalò i canestri, fino al '95. Ci sono passati migliaia di ragazzi da quel playground, brocchi e campioni, tutti insieme con la voglia di sudare e divertirsi. Pochi lo sanno, ma una volta si presentò un ragazzino nero, lungo e magro, figlio di un americano che faceva sfracelli in serie A: era Kobe Bryant». Tra vecchie leggende metropolitane e l´attesa di uno sponsor, il prossimo appuntamento è per domenica 27: ci saranno tutti i vecchi del Sempione, Pittis compreso, e l´inaugurazione sarà davvero ufficiale.
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