... E SE C'ERO DORMIVOFrammenti incoerenti di eventi in cui c'ero (volenti o nolenti)
14. puntata - Precedenti: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13Lo so che l'evento è ormai passato da 3 settimane abbondanti... ma insomma c'avevo ancora 'sto colpetto in canna, già scritto per metò, e vista la pausa dell'A1 bisogna pur escogitare qualche riempitivo. Poi qualcuno me l’ha chiesto e quindi...
Aperitivo natalizio del Bracco Geas, denominazione ufficiale "Happy Christmas", come si leggeva sugli inviti a forma di palla da basket (che, visti poi da lontano sui tavolini del locale, sembravano dei bei tappetini per il mouse da portarsi a casa: purtroppo erano in cartoncino
), mercoledì 17 dicembre 2008, ore 19, all'
Executive Lounge di via Tocqueville a Milano.
Via Tocqueville, per chi non lo sapesse, è una traversa di corso Como, la zona più "in" della vita notturna milanese, della quale peraltro ci stupiamo ogni volta di quanto sia scomoda logisticamente (almeno per chi viene da fuori), con i suoi cavalcavia che s'intrecciano a stradine strette e ingombre di macchine, aree dismesse mescolate a palazzi di lusso, discoteche e locali "à la page", cantieri perennemente aperti (saranno 15 anni che rimestano tutto)
, i parcheggi un'utopia, come nell'80% di Milano peraltro, costringendo il Comitato, per non vagare come un'anima in pena nei dintorni, a lasciare la macchina oltre il Cimitero Monumentale e il cavalcavia della stazione di Porta Garibaldi, e a vagare poi a spanne (perché coi suddetti lavori in corso non si capisce da che parte si passa) per circa un quarto d'ora. C’è da transitare anche in una strettoia tutta circondata dalle palizzate di un cantiere, intorno a un giardinetto pubblico, che non presentando anima viva intorno fa temere al qui scrivente, impavido come sempre: “se sbuca un rapinatore sono fottuto”.
Ma dopo aver superato siffatti perigli, il premio è grande. 'Sto Executive Lounge ha un ingresso sulla strada, ma poi si percorre una passerella coperta da una tensostruttura o qualcosa del genere, fino ad arrivare all'ingresso vero e proprio, piantonato da un paio di buttafuori. In quel momento stanno dicendo "no, no, baby" a una coppia che pretendeva di entrare con un invito a un evento che inizia alle 21, ovvero due ore dopo. Con legittimo orgoglio, il Comitato passa di fianco, dice al buttafuori: "Bracco Geas", e il tipo risponde: "Prego, s'accomodi".
"Lounge" non so esattamente cosa voglia dire, però credo alluda a un tipo di locale piuttosto raffinato, con luci basse, tanti angolini per sedersi, sensazione d'intimità, insomma non una roba di massa. Questa è l'impressione che mi ha fatto così di primo acchito, però io sono un provinciale che se ne intende poco di locali "in". Poi, più che il locale, m'interessava vedere chi c'era. I primi che scorgo, nella penombra, sono l'ex direttorissimo della Gazzetta, Candido Cannavò, mentre poco più in là m'avvedo di Dan Peterson.
Ovviamente, però, il radar comitatesco scandaglia la presenza di giocatrici, le quali fanno gruppetto nella zona-sofà, vicino alla quale è ammonticchiata una gran quantità di giacche e giacconi. E' una giornata promozionale intensa per le ragazze, visto che in mattinata sono state in visita aziendale alla Bracco e hanno pranzato con i dipendenti, per poi allenarsi nel primo pomeriggio. Ora s'attendono le ritardatarie Calastri e Crippa per cominciare la kermesse.
Sull'abbigliamento delle giocatrici è inutile che mi addentri in descrizioni: primo perché sono pessimo a memorizzare i dettagli dei vestiti, secondo perché mi ci vorrebbe l'arte di Bibi Velluzzi, terzo perché non voglio usare parole scontate come "statuarie", "mozzafiato" o "vertiginose", infine perché ci sono varie foto sul sito Geas se proprio uno ci tiene. Mi limito a dire che molte di loro erano in versione decisamente "glamour", tra gonne, tacchi alti (utilizzati soprattutto dalle... più alte: esagerate!), abiti lunghi di gran classe. Tillis e Penicheiro ovviamente divine anche in questo.
Tra le singole, Zanon tra le più in tiro; Crippa la più "casual"; capitan Frantini in una delle sue rare apparizioni coi capelli sciolti; Twehues in pantaloni corti (si dice così?
) e stivali; Calastri elegante con semplicità. Ma sia chiaro che a me interessa non l’apparenza ma la bellezza interiore.
Col quarto d'ora accademico di ritardo s'inizia la kermesse. Conduce chi? E' lei o non è lei? Ma certo che è lei,
Mabel Bocchi, oggi responsabile pubbliche relazioni ed eventi per il Geas di cui fu la massima gloria nel decennio d'oro (gli anni '70, s'intende). "The Original Divina", com'è noto, ha avuto poi anche una carriera nel mondo dello spettacolo. E infatti, da consumata istriona, s'ingrazia subito il Comitato partendo dalla citazione dell'articolo che uscì sulla Gazzetta lo scorso maggio (yak yak)
, quello che celebrava la promozione in A1.
«Il titolo diceva: Le favole esistono, il Geas dalla tragedia all'A1 - spiega Mabel. - E proprio di una favola si tratta, perché chi avrebbe immaginato, oggi, di vedere la squadra in A1 a un passo dalle Final Four di Coppa Italia? [NdMeur: qui eravamo dopo la sconfitta con Faenza ma prima del derby con la Comense.] Come in ogni favola, però, c'erano gli orchi, in questo caso il budget inesistente e la società tutta da ricostruire dopo la morte del presidente Carzaniga: l'unica certezza, fino a settembre, è stata Roberto Galli, capace di costruire una squadra ricca di giovani ma anche di talento e d'esperienza. Ma a coronare il lavoro di tante persone è arrivato un altro miracolo, il matrimonio con la Bracco, un'azienda leader del suo settore, che ha progetti importanti nello sport e crede molto nelle donne, avendo il 40% di dirigenti donna nella sua azienda».
Ma ecco il momento più spettacolare: la
presentazione-show delle giocatrici (eccetto le "under" Schieppati e Genta, assenti), che a una a una entrano nel locale da una porta secondaria e vengono illuminate da un riflettore, mentre lo speaker dell'Olimpia Milano,
Massimo Miccoli, le introduce con un breve profilo. Non so chi abbia scritto i testi (l'addetto stampa del Geas, Cattaneo, mi dice di non avere idea), ma non sono malaccio, cioè hanno qualche inevitabile stereotipo ma fanno sorridere:
Twehues svizzera ma non neutrale perché fa la guerra alle retine; Frantini che sembra solo una dolce psicologa ma il suo tiro è velenoso, Calastri montagna bianca che resiste a ogni colpo; Arturi che è nel Geas fin da prima di nascere perché ci giocava sua madre Rosi Bozzolo; Machanguana la voce di Madre Africa, e così via.
Faccio prima a dire che cliccando
qui c'è il
video completo. Ovviamente Penicheiro è l'ultima a entrare in scena, noblesse oblige.
La squadra schierata insieme alla fine della presentazione. Sull'estrema sinistra Mabel Bocchi. Ma sì, dai, un po' di glamour e di riflettori fanno solo bene.Riparte Mabel Bocchi chiamando a parlare il presidente
Mazzoleni e poi
Raffaella Lorenzut, in rappresentanza dello sponsor Bracco (la boss Diana, ci dicono, aveva dato per possibile la sua presenza, ma poi pare abbia dovuto rinunciare per impegni istituzionali). Sul discorso di Mazzoleni non mi dilungo perché è già stato riportato altrove, ma sottolineo che alla fine chiama in scena il grande Antonio (uno della triade storica del Geas insieme ad "Ambros" e a Carletto Vignati) e dice che averlo visto tutto bardato in tuta sociale alla partita scorsa è stata una delle immagini-simbolo di questi primi mesi della sua presidenza.
E vai col momento più frizzante della serata. Non poteva che essere lui a condurlo:
Francesco "Bibi" Velluzzi, indispensabile asso da calare laddove va mescolato sapientemente il basket femminile con la mondanità, l'utile col dilettevole. Velluzzi, chiamato in scena da Mabel (con un aneddoto: un giovanissimo Bibi “portava le bandierine alle squadre” – almeno così ho scritto negli appunti anche se ora, riflettendoci, non capisco che minchia significhi
– durante gli Europei del 1974 a Cagliari, terra d’origine dell'attuale giornalista della Gazzetta), dà vita a una serie di duetti di cui riporto alcuni sprazzi (vedi
qui per un breve video):
Velluzzi: «Vorrei chiedere a Dan Peterson qualcosa su Tillis: sabato contro Faenza l'ho vista prendere palla in contropiede e mi è sembrato che stesse davvero per schiacciare. Cosa ne pensa?»
Peterson: «Well, Iciss è una gazzella, cosa posso dire di lei? Lavora benissimo con Penicheiro che è la Mike D'Antoni del basket femminile. Quando ho fatto la trasmissione con loro a Sportitalia le ho viste coi piedi per terra: hanno parlato della squadra e non di se stesse».
Velluzzi (si sposta verso il sofà, dove sono acciambellate le giocatrici): «Allora, Iciss, ci prometti una schiacciata?».
Tillis: [risponde in inglese]
Velluzzi: «Ha detto di sì».
Bocchi: «Ma come, Bibi? Ha parlato per mezz'ora e tu traduci in quattro parole?».
Machanguana: «Traduco io. Ha detto: se c'è l'occasione, quando siamo molto avanti col punteggio, posso provare. Contro Faenza non volevo rischiare perché la partita era in equilibrio».
Velluzzi: «Arturi, com'è l'A1?»
Arturi: «Un bel campionato! Ma è sempre basket, in fondo, per cui ce la caviamo».
Velluzzi: «L'avversaria più difficile che hai trovato?»
Arturi: «Ticha... in allenamento. Altrimenti Adriana, immarcabile».
Velluzzi: «Ticha, cosa vi siete dette dopo la sconfitta con Faenza?»
Penicheiro (in italiano): «E' un campionato molto competitivo, chiaramente eravamo arrabbiate anche perché dopo tante vittorie vuoi sempre vincere, però è impossibile».
Velluzzi: «Manuela, tu che sei una colonna della Nazionale (Ticchi non avrà dubbi a portarti agli Europei), che cosa ti ha sorpreso delle tue compagne?
Zanon: «Sulla Nazionale non portarmi sfiga!
Le giovani italiane mi hanno sorpreso per la capacità di adattamento all'A1, le straniere come Karen e Iciss, che non conoscevo, mi hanno sorpreso anche loro, mentre Clarisse e Ticha già sapevo che erano fortissime».
Velluzzi: «Karen, chi è la più brava di voi a cantare?».
Twehues: «Michela!»
Frantini: «Ma io ascolto solo Tiziano Ferro!
Meglio rivolgersi a Manuela».
Velluzzi: «Insomma, qual è il vostro pezzo forte durante le trasferte?»
Zanon: «Mah... forse Maledetta primavera».
Momento di panico generale: si teme che Velluzzi voglia improvvisare un karaoke tra le ragazze!
Intanto scorgo Martina Crippa, che non era con le altre durante il raid velluzziano, e che solo adesso riguadagna la zona-divani. «Ehi, ti sei imboscata per non scampare alle interviste?», la stuzzico per fare il brillante. «No, sono andata in bagno». Gelo.
Velluzzi mentre intervista Iciss TillisIntanto Mabel Bocchi ha salvato la situazione, andando a intervistare un ex Nazionale, Alberto Merlati (il quale consiglia anche ai giocatori d'oggi di tirare i liberi dal basso come faceva lui, e si dichiara stupito di quanto corrano le ragazze del Geas, che ha visto di recente),
per poi passare ad altri ospiti illustri.
Nel frattempo, già da un po’, i camerieri hanno messo sui tavoli un buffet stile-happy hour, cioè tartine ai gamberetti, salatini con ripieno di wurstel e roba simile (l'etica del Comitato impone sobrietà quando si è in servizio, quindi mi sono limitato a due o tre cosette e niente drink), sicché i presenti si dividono tra chi ascolta attentamente, chi fa conversazione con i vicini e chi si sfama. Chiaro che il qui scrivente, ligio, fa parte del primo gruppo, anche se purtroppo qualcuno gli dà di gomito e lo impaluda in qualche chiacchiera che gli impedisce di sentire sia coach Galli che, in un secondo momento, Rosi Bozzolo.
Di Galli faccio a tempo a sentire solo un profetico: «Sì, ma prima di parlare delle Final Four di Coppa Italia preferirei qualificarmi...».
Arguisco che la domanda di Velluzzi era sulla possibilità di giocarsi le finali a Milano, come girava voce.
Il frullatore d’interventi è chiuso da Cinzia Zanotti, moglie di Roberto Galli ed ex campionessa, com’è noto.
Velluzzi: «Com’è coach Galli dopo una sconfitta? Intrattabile o che cosa?»
Zanotti: «Guarda, lo mando a dormire in albergo perché così almeno sto tranquilla...»
Velluzzi: «Chi è la nuova Zanotti, tra le giocatrici di adesso?»
Zanotti: «Nessuna, sono tutte brave, non c’è bisogno di paragoni».
Ticha Penicheiro con Franco ArturiMa arriva il momento del dulcis in fundo. Viene portato in scena qualcosa, coperto da un telo. Sarà forse una maxi-torta ai frutti di bosco? No, è l’
ospite a sorpresa. C’è già qualcuno che sussurra e spiffera, rovinando un po’ la sorpresa, poi le parole di Mabel Bocchi tolgono ogni dubbio: «30 anni fa... la più grande emozione, con la telecronaca di Aldo Giordani che impazzì di gioia... Chiamo qui la mia capitana di allora, Rosi Bozzolo... e poi il presidente della Polisportiva Geas, Carrà, e il caro Carletto Vignati, e chiamo anche Ticha Penicheiro che è stata anche lei campionessa d’Europa... signore e signori, abbiamo qui con noi la
Coppa dei Campioni vinta dal Geas nel 1978!».
Viene scoperto il telo ed ecco la venerabile coppa. In realtà è piccina, minuta, una sorta di Audrey Hepburn dei trofei, per fare il paragone con una diva d'altri tempi il cui fascino non risiedeva nelle dimensioni. Al qui scrivente, sul momento, viene però spontaneo un altro paragone e butta lì a Giulia Arturi: «Senti, ma non trovi che è piccolina? La coppa del torneo di Binzago è molto più grande». Unica risposta del play del Geas: un’occhiataccia.
Intanto rullano i flash dei fotografi sul quintetto Bocchi-Bozzolo-Penicheiro-Carrà-Vignati che attornia la coppa. È proprio Carletto, alias Nonino, a reggere il trofeo e, signori, debbo dire, signori, che ho visto un uomo felice.
Carletto Vignati con la coppa 1978: intorno a lui Carrà, Penicheiro, Bozzolo, Bocchi. "Just like heaven" per NoninoDopodiché inizia una processione verso la coppa: tutti vogliono tastarla, farsi fotografare vicino, capire se è veramente di legno come sembra (e direi proprio di sì, a meno che negli anni ’70 non avessero già escogitato una plastica dall’aspetto ligneo).
Inizia così la parte “libera” della serata, e il Comitato si scatena nelle public relèsions. Ad esempio con
Jacopo Cattaneo, da inizio novembre addetto stampa del Geas. Il ragazzo ha solo 21 anni ed è un polisportivo: ha fatto atletica e ora ne è istruttore; scrive di calcio sulla Prealpotta; e mo' si è lanciato con profitto nel basket femminile, laddove ammette con lodevole modestia di doversi ancora fare una cultura, però vista l’abbondanza della produzione che sforna il sito della società, pure in questi dì di festa, sta bruciando le tappe. In ogni caso, ne deve ancora mangiare di polenta prima di arrivare ai livelli di... Pruzzo, il quale ha scritto pure di motocross ed è campione in 15 fantasport differenti, dallo sci di fondo al kayak...
Altro personaggio che era uopo tampinare:
Mauro Bevacqua, il direttore di Dream Team, noto mensile di basket che – eufemismo – non è solito abbondare nello spazio per il femminile.
«A’ Beva’, così non va», lo aggredisco.
«Non va cosa, scusa?», si stupisce lui.
«La tua rivista, che altro?», insisto.
«E perché?».
«Ma come "perché"? Perché non c’è mai una riga sulle donne. Poi non stupirti se non vendi quel milione di copie che venderesti se ogni mese dedicassi almeno 16 pagine al female basketball. Il maschile è lento, caro Drinkwater, il femminile è rock. Solo tu e Giesse non l’avete ancora capito».
Di fronte a tanta eloquenza, Bevacqua si gratta un po’ la testa, perplesso, ma poi mostra di aver recepito l’input: «Sai che hai ragione, Meur? Dal mese prossimo facciamo non 16, ma 32 pagine sul femminile. Grazie davvero per l’idea. E ora scusami... ho visto un caro amico che devo salutare... ciao, eh!».
No, va be’, è vero che ho parlato con Bevacqua, ma non è andata così, a scanso equivoci (non si sa mai).
Mabel Bocchi invece è ora nei panni dell'intervistata: son venuti dei giornalisti dell'agenzia
AdnKronos per fare un videoservizio sulla serata e più in generale sul Geas, accostandolo esplicitamente alla parola "scudetto". Nel video, che si trova
cliccando qua, spiccano le dichiarazioni, alquanto impegnative, di Mabel («se non succedono infortuni o altro, questo gruppo può tranquillamente puntare allo scudetto») e di Diana Bracco, intervistata in altra sede («potremmo puntare al primo in classifica, io mando sempre alle ragazze questi messaggi fortemente motivanti»). Non male per una squadra che due mesi e mezzo prima i più ottimisti pronosticavano al massimo da playoff (sì, tranne il Sirio di questo forum che parlava già di quarto posto, ok Sirio).
Mabel Bocchi intervistata dall'AdnKronosNel frattempo le giocatrici fan sempre capannello tra di loro nella zona-sofà: qualcuna pimpante, qualcun’altra con l’occhio ormai un po’ spento. M’imbatto però in
Giuliarturi che staziona intorno all’angolo bar. È l’occasione per vibrare un assalto nei panni di Meurlock Holmes.
Corre voce che, la sera dell’ormai leggendaria promozione in A1, il 24 maggio 2008, alcune giocatrici del Geas siano venute a ballare lì vicino, dalle parti di corso Como, e abbiano lasciato in un punto imprecisato del corso le loro firme celebrative.
«Senti, Giulia – ci provo – mi puoi dire se è vero e dove stanno queste scritte, che porto dei fiori?». «Mi spiace – taglia corto lei – ma i particolari di quella serata rimarranno per sempre un segreto». E va be’, rassegniamoci. A volte il mito ha più fascino se rimane tale. E poi, ci manca di far incazzare De Corato, il vicesindaco di Milano, noto nemico dei graffitari...
Comunque Giuliarturi ottima conversatrice, debbo dire.
Visto il... successo di queste p.r., il qui scrivente starebbe a parlare per secoli, ma ormai sono passate le 21, il tempo riservato al Geas è scaduto e ciò comporta due conseguenze: 1) il nostro buffet è stato ritirato; ne viene portato un altro per l’evento successivo, che comprende pizza a cubetti, tentazione suprema per il Comitato, ma faccio appena tempo a rasparne uno che un cameriere lo sposta in un’altra zona, perché non è per noi; 2) ad aver prenotato il locale dalle 21 in avanti è una festa privata con musica. Non da discoteca, ma comunque a volume alto, al punto che ormai, per sentirsi, bisogna gridare. Peccato.
Ma c’è spazio per una mini-carrambata finale. Tra i partecipanti alla festa che è appena subentrata, infatti, scopriamo che alcune esponenti del basket lombardo:
Alessandra Bosio (la regista che guidò Carugate in A2), Monica Righetti (meno nota, è un’ex Carugate che ha iniziato nel mio stesso oratorio di Milano), poi anche le rhodensi Bassani e Ceppi in compagnia del muscolare Tommaso Garanzini del Cmb Rho (C2). Righetti accende il mio interesse raccontando di una nuova palestra appena costruita a Milano in zona Barona con gli oneri di urbanizzazione (un impianto nuovo a Milano è raro come una morte di papa, si tenga conto di ciò per capire la reazione): subito progetto di telefonare a tutte le società cittadine per avvisarle dell'insperata manna. «Peccato però che l'hanno fatta senza spazio per il pubblico», precisa la tipa. Sdeng. Sogni infranti sul nascere.
Ma mi consolo scoprendo che Bosio è una gran conversatrice e dice un sacco di cose intelligenti, sicché ci si lancia in mezz'ora abbondante di discorsi a 360 gradi, dalla politica al basket e non ricordo più che altro, il tutto con un gran gesticolare perché le parole si sentono a sprazzi, causa musica a palla, e quindi bisogna mimare per farsi capire. Insomma una gran fatica fisica, sicché, spompato e afono, me ne vado a malincuore.
Qualcuna delle ragazze del Geas è ancora lì, ma è presto e sicuramente andranno a letto di lì a poco, perché l’indomani c’è da allenarsi in vista del derby con Como. Non mi resta che uscire, solitario ma contento, nell'umida e brumosa sera milanese.
Edited by meursault - 10/1/2009, 10:55