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Basket femminile a ruota libera, Spunti di discussione - tipe - partite viste

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meursault
view post Posted on 28/10/2014, 23:40 by: meursault
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alias M.B., il Comitato, Meurlock Holmes

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LA WEEK EN ROSE - 19

Speciale Decennium - Intervista a Meursault (1. parte)
pubblicata sul mensile "Rolling Stone"

- Meursault, 28 ottobre 2004-28 ottobre 2014: dieci anni esatti di "Basket femminile a ruota libera". Che effetto le fa?
"Che il tempo è passato".

- Passato o sprecato? Calcolando mezz'ora al giorno per 10 anni, fanno 1825 ore dedicate al forum, pari a 76 giorni di vita...
"Forse anche di più. Ma tanto, se avessi fatto altro, l'avrei sprecato peggio, quel tempo. Se in qualche modo si è creato un luogo di civile confronto tra addetti e appassionati del settore, forse ne è valsa la pena".

- Altroché: è il topic femminile di Basketcafè più seguito di sempre".
"Per mancanza di concorrenti, siamo onesti. E poi, oggi, i forums sono un passo indietro. Le pagine d'informazione sui social networks, gli streamings, le tv: quelli sì che fanno audience, tendenza".

- Cos'è quest'umiltà? Spesso è parso considerare questo forum il centro dell'universo.

"Ma per la necessità, da parte di ognuno di noi, di credere che quello che facciamo sia della massima importanza. Altrimenti si mollerebbe subito. In realtà so di essere rimasto lo scalzacani di provincia, scaccabarozzi di periferia, impastaparole dei sobborghi che ero 10 anni fa".

- Quindi non si celebra?
"Ma sì, faremo un 'greatest hits': una raccolta dei migliori 20 messaggi di sempre, trasformati in rap da Iaia Zanoni, la più hip hop delle giocatrici italiane: ora che è in Svezia ne avrà di tempo, nelle lunghe notti boreali".

- Non dica minchiate.

"Allora spando filosofia: la celebrazione è una forma di appagamento, quantomai dannosa. Meglio guardare avanti che indietro. C'è una nuova generazione di giocatrici da seguire, e ovviamente le vecchie mica posso mollarle, finché tengono botta. Quelle sì che andrebbero celebrate. Ma se proprio volete, ci sto, in cambio di un'offerta alla Fondazione Meursault per Giovani Giocatrici Disperse".

- Che diavolo è?
"Il mio nuovo progetto, che partirà appena sarà raccolto il milione di euro necessario. In ogni parte d'Italia ci sono moncherini di squadre femminili sparpagliati sul territorio: 3 ragazze di qua, 2 di là, 4 di su, 5 di giù... insomma non abbastanza per fare una squadra intera. Così che succede? Che se la distanza è troppa, smettono. Oppure, a volte nemmeno sanno che nel paese limitrofo ci sono altre ragazzine dedite al basket".

- Brutta roba. E allora lei che fa?

"Allora, la Fondazione si occuperà di censire tutte queste ragazzine, in modo che sappiano dove trovare compagne e magari pure un allenatore. E poi fornirà i mezzi di trasporto all'uopo. Se non riusciamo ad aumentare le praticanti, almeno facciamo di tutto per non perdere le poche che abbiamo".

- Molto nobile. Ma torniamo a "Basket femminile a ruota libera". Allora, 10 anni fa, l'ispirazione (si fa per dire) come le venne?

"Ricordo solo che volevo inventarmi qualcosa per parlare delle '5 esordienti milanesi in A1' di quell'anno, 2004/05. Non so se vi ricordate, ma all'inizio il forum aveva quel titolo. Così mi venne l'idea di quella gara virtuale basata sulle statistiche reali delle 5 giocatrici: la vinse Nadia Rovida. Sembra un'epoca lontana: c'era Berlusconi saldo al governo, papa Giovampaolo II ancora vivo, Fede al TG4, niente crisi economica, la Comense aveva vinto il suo ultimo scudetto, Schio nemmeno uno, l'Italia maschile aveva vinto l'argento ad Atene, nelle coppe andavamo ancora forte, Internet era diventato di massa da poco tempo, la gente non viveva incollata agli smartphones, non esistevano né i 'live scores' né la melassa torrenziale di Twitter e Facebook, facevi fatica a trovare foto delle giocatrici, e i forum erano all'avanguardia".

- Anni di utenti mitici, ormai scomparsi.
"Mica tutti. Ad esempio, Tignuzzo resiste. Nonino non ne parliamo (tra parentesi: aver potuto raccogliere le sue memorie, l'anno scorso, è stata una grande soddisfazione). Anche Nikolo, un personaggio importante del nostro ambiente. Kaysay, ogni tanto, ricompare anche se ormai s'è ridotto a un dispenser di statistiche, mentre era una delle menti più brillanti del femminile italico. Poi chi c'era? Delio, Mio Mao, Pox & One, Il culo di, Paperinik, Lega Protezione GBI poi diventato Dafighter; la misteriosa Hounidea, e amarus in fundo Pruzzo, il mio braccio sinistro, che mirava a strapparmi lo scettro del Comitato".

- Ma 'sto Comitato che era di preciso? Non s'è mai capito bene.
"Il fantomatico ente organizzatore, con un sapore vagamente sovietico oppure da rivoluzione francese. In realtà un alter ego di Meursault, come poi Meurlock Holmes, il detective che scopre il marcio anche là dove non c'è".

- Presto gli orizzonti si ampliarono al di là delle "5 Esordienti".
"Sì, la gara virtuale diventò la 'Peluche League', riguardante le under 22 di tutta l'A2. Andò avanti per 3 anni. Ma diventò solo un filone laterale del forum, perché ci accorgemmo che interessava parlare anche delle partite viste, di temi generali, delle giocatrici, eccetera. Così già dal 2005/06 il titolo cambiò in 'Basket femminile a ruota libera'. Titolo ispirato dal celebre album 'Freewheelin' di Bob Dylan".

- Stesso impegno civile, certo.
"In realtà l'unica analogia era scrivere seguendo l'ispirazione".

- Orizzonti ampliati, ma sempre con un occhio di riguardo per la Lombardia.
"Ahò, che je posso ffà se so' llombardo? Anzi, lombardo nord-occidentale, già Broni, Crema e Bergamo son troppo lontane per me. Ma ognuno parla di ciò che segue più da vicino, mi sembra normale. Almeno metà degli altri utenti, poi, è sempre stata di queste parti. Ma credo che abbiamo scritto più noi sul resto d'Italia che il resto d'Italia su di noi, anzi: che il resto d'Italia su se stesso, almeno qui. A volte capita ancora che uno protesti: 'ma scrivete sempre della Lombardia!'. Embè, forse qualcuno ti vieta di scrivere della Campania o del Molise? Non aspettarti l'assistenzialismo dal Nord, datti da fare".

- Però deve ammettere che il centro del potere cestistico, in questi 10 anni, è scappato lontano dalla Lombardia.
"Col declino della Comense era inevitabile, non c'erano alternative. Certo, da 2 anni siamo senza A1 ed è un'onta. Però Macchi e Masciadri, lombarde esportate, sono di gran lunga le italiane simbolo della decade, anche se a livello internazionale sono state marginali. Ma non c'importa molto che siano lombarde o meno: ogni grande giocatrice qui è stata venerata. Ad esempio Sottana, l'altra icona di quest'epoca, di cui abbiamo vissuto l'evoluzione da ragazzina prodigio a giocatrice senior di primo piano, anche se non divina come si sognava. A livello di squadre, la rivalità Schio-Taranto, con inserimenti di Venezia per qualche stagione, è stata appassionante".

- Le giocatrici "cult" a livello internazionale?
"E' stato il decennio della divina Taurasi, nessun dubbio. In Europa, diremmo forse Maria Stepanova anche se negli ultimi 5 anni è declinata. Era bello seguire l'Eurolega, negli anni in cui transitava sugli schermi di RaiSport. Il duello Maiorano-Taurasi, con Maiorano poi inquadrata dalla tv in panchina con aria sconvolta? Momento-clou di un'esistenza... Ma anche la schiacciata in contropiede di Sylvia Fowles contro Schio. O la finale di Fiba Cup con Taranto nella tana dei pazzi del Galatasaray. Ma ci siamo divertiti pure 3 settimane fa, con i Mondiali su Sportitalia, la nuova generazione Usa, la Spagna di Torrens eccetera".

- Un gusto condiviso da pochi, però. Specialmente quando si tratta di A2 o A3, le categorie-cult del forum.
"Non voglio perdermi nelle solite litanie. Intanto non mi pare che rispetto a 10 anni fa il seguito sia in calo: anzi, coi mille canali di internet, c'è modo di allargare l'interesse. Magari non arrivano a vedere la partita intera, ma almeno vengono a sapere quello che fai. Ma comunque mi sono stufato di combattere contro i mulini ad acqua. Se a uno non piace l'A2 o l'A3 femminili, pace a lui. Mi spiace che si perda qualcosa che gli piacerebbe se lo guardasse con gli occhi giusti".

- Sarebbe a dire?
"Noto due tipi diversi di errore. Il primo è di quelli che guardano allo sport femminile in cerca di gnocche, e dicono che nel basket non se ne vedono abbastanza, o se ci sono vengono deformate dall'abbigliamento oversize. Mi pare un'impostazione sbagliata in partenza, cazzi loro, ma a mio parere se uno sport ti piace, vederlo giocato da donne è comunque stimolante anche sul piano estetico".

- E l'altro errore?
"E' commesso, sul versante opposto, dagli amanti del basket in senso stretto: se non vedono una tecnica sopraffina, uno spettacolo atletico roboante, gli vien puzza sotto il naso. Intendiamoci, è vero che nel femminile i punteggi sono bassi, gli errori fioccano, difficilmente resti a bocca aperta per la singola giocata. Ma se si ragiona così, allora la Serie A maschile fa pietà rispetto alla Nba, il giovanile è misero rispetto al basket senior, cioè finisci per schifare pezzi del tuo sport e questo è assurdo".

- Ma a lei perché piace il femminile, alla fine?
"Perché per me conta sì l'aspetto tecnico, ma conta ancora di più l'emergere delle emozioni, e in questo le donne mi appaiono più intense degli uomini. Per me seguirle è vedere la fatica dello sforzo sui loro volti (e per me, il fatto che ogni canestro vada sudato, conquistato, anziché realizzato facile con lo strapotere atletico, è un pregio e non un difetto), la gioia di chi vince, la tristezza di chi perde, lo scorno di chi litiga con la compagna o con l'allenatore, le paure della vigilia... tutte situazioni in cui ho sempre trovato di meglio nel femminile che nel maschile".

- Ci faccia qualche esempio al volo.
"Vi dico i primi che mi vengono in mente nel giro di 10 secondi. Uno: l'immagine della felicità sul volto di Giulia Pegoraro quando San Martino fu sicura di aver conquistato la promozione in A1 a Milano, a pochi secondi dalla fine. Due: il dolore e l'orgoglio delle giocatrici del Geas al funerale del loro presidente, Natalino Carzaniga. Tre: l'incazzatura mista a stordimento per le ragazze di Varese e coach Lilli Ferri, private a tavolino dell'accesso agli spareggi-promozione lo scorso maggio. Quattro, freschissimo: il Sanga che vince di 1 al supplementare, con contropiede allo scadere, una partita iniziata con Silvia Gottardi che piange durante il minuto di silenzio in memoria della madre. Ma potrei andare avanti per ore, con ricordi altrettanto intensi di gioie e d'incazzature, di speranze e di paure, eccetera. Per me, 'Basket femminile a ruota libera' è stato soprattutto il tentativo di trasmettere emozioni come queste: vicende di persone, negli alti e nei bassi, perché le storie a senso unico non sono interessanti come quelle a senso alternato".

- A proposito di persone: si dice spesso che l'ambiente del femminile sia mediocre, meschino, popolato da ipocriti, lacerato da faide e ripicche da cortile.
"Ma io non credo, o non me ne sono mai accorto. Anche se fosse, però, non sarebbe diverso dal resto del mondo. Col vantaggio che qui trovi gente con cui puoi parlare di basket. Meglio uno stronzo che ama il basket o un sant'uomo dedito ai francobolli o al teatro? Io scelgo il primo. Diciamo che, forse per influsso dell'elevata emotività femminile, a volte si è tutti un po' più nervosetti della norma, compresi gli uomini. Ma io non mi sono mai sentito migliore di nessuno".

- Però questo disimpegno morale le è stato rimproverato da qualcuno.
"Già, in particolare da Hounidea, Armaditaggia, Telefono, Duepuntozero. Utenti diversissimi fra loro, ma accomunati dall'eloquente dottrina e dal fatto che, prima o poi, mi hanno tacciato di indifferenza morale, gusto del sofisma, inviluppamento in una dialettica fine a se stessa. Ma che ci posso fare? Non posseggo la levatura morale di questi grandi, e sono allergico a puntare indici. Sia perché, non essendoci un 'moralometro' scientifico, chiunque può vantarsi di essere moralissimo mentre gli altri son meschini, zozzi, ecc. (ma sarà vero?); sia perché sono molte più le persone che apprezzo di quelle che mi stan sui maroni. A pensarci bene, nessuno mi sta realmente sui maroni, nel basket femminile".

- Ma allora, le litigate furiose che hanno squassato il forum per tutta la decade?
"Niente di grave, in fondo. Normale dialettica vivace, tipica di ogni contesto forumistico e in generale di internet, che assomiglia ai bar dove ci si prende reciprocamente a pesci in faccia, senza che ciò significhi detestarsi".

- Quindi non ha rimpianti per nessuna delle polemiche passate?
"Di sicuro non per quelle con gli anonimi, quelli che scrivono solo per attaccare, confidando che nessuno li scopra. Il problema con loro è che, essendo fissati contro qualcuno o qualcosa, tipo una giocatrice, una società o la Fip, se uno non condivide la loro fissazione lo bollano come immanicato con la parte avversa. Impossibile convincerli del contrario, perché vedono i fantasmi. Di solito però s'incartano da soli, perché la loro monomania li rende caricaturali.
Mi spiace un po', invece, per certi litigi con persone reali. Ma ho l'impressione che, se tornassi indietro, farei uguale perché mi sembrava sbagliato quello che scriveva la controparte, e non avevo pace se non provavo a dimostrarlo. Non c'è mai stato il puro gusto di far polemica".

- Le è cresciuto il naso.
"E' la verità. Ma una polemica è come uno scambio di colpi a tennis: non puoi smettere di ributtare la palla dall'altra parte, altrimenti hai perso. I risponditori ostinati irritano? E be', il modo migliore per zittirli è fare punto con un bell'attacco. Se uno pretende di far punto senza guadagnarselo, cioè di aver ragione solo 'perché è di sì', o perché è il re di Prussia, anziché dimostrarlo con argomenti solidi, allora non funziona".

- E intanto però, quando ci si scanna, l'audience sale...
"E' così dappertutto. Se in prima pagina sulla Gazza c'è scritto 'Balotelli s'incazza col portinaio' e 'Finale olimpica dei 100 metri', quanti vanno a leggere prima l'atletica? Ma preferirei che l'audience salisse per le vicende del campo".


(segue)


Nella foto: stop the clocks. Il primo post di 10 anni fa e le "5 esordienti".

Edited by meursault - 2/11/2014, 00:49

Attached Image: 10anni

10anni

 
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