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CITAZIONE (nicholasurfe @ 19/6/2020, 22:18) Prendo spunto da questo post, che condivido totalmente, per una riflessione che muove dal grande dibattito in corso sui ritardi e sull'immobilismo del Paese. In questi giorni sentiamo dire pressocché ovunque che uno dei mali peggiori che affligge il nostro Paese è lo strangolamento derivante da una burocrazia lenta, farraginosa e contorta. Se ne sente lamentare il peso per la cassa integrazione che non arriva, per i finanziamenti bancari che tardano, per l'interpretazione macchinosa e cavillatoria delle norme. L'abnorme incidenza dell'apparato burocratico sulle attività correnti di questo Paese è un cancro devastante, che dispiega i suoi effetti in maniera nefasta sotto gli occhi di tutti. Sarebbe quindi utopistico pensare che in un paese dominato da un'attitudine al contorsionismo burocratico lo sport restasse immune. Non dobbiamo mai dimenticare che a capo di tutte le federazioni sportive ci sono personaggi che passano preventivamente il vaglio e il consenso della classe politica e che - come minimo - devono ottenerne un benevolo placet. In alcuni casi, vengono espressamente indicati per le cariche che occupano. Che cosa possiamo quindi aspettarci da burocrati e funzionari la cui principale benemerenza è spesso soltanto la loro attitudine a muoversi e sopravvivere nelle paludi del consenso politico? La caratteristica principale di questi signori è lo spirito mimetico, la capacità di adattamento, un istinto primordiale da camaleonti. Cosa servirebbe invece ad un Paese moderno? Un categoria di funzionari con una precisa identità, spirito di corpo, capacità di interpretazione e di applicazione delle norme e delle leggi. Non una pancia verminosa ricolma di funzionarietti pavidi, ma una classe intermedia di "civil servant" orgogliosa e capace, dotata di spiccata personalità. L'abbiamo? Certo che no. In Francia, la Scuola per funzionari pubblici è una delle più prestigiose e difficili della Nazione e forma un'elite di burocrati che sono la punta di diamante del funzionamento statale e legislativo, garantendo l'applicazione delle norme e delle leggi che il parlamento vara. In Italia, abbiamo una proliferazione di norme e di leggi assolutamente mostruosa, in cui è semplicissimo trovare e applicare un cavillo che ne annulli un altro. Ed è in questi pascoli sterminati di superproduzione legislativa che i burocrati pascolano, nutrendo il proprio storico immobilismo. Io guardo allo sport e mi viene da piangere, in un momento come questo. Perché in momenti come questi servirebbe una caratteristica basilare, che è insieme professionale e caratteriale, ovvero la capacità di assumersi delle responsabilità. Servirebbe che ai diversi stadi del decisionismo operativo sedessero persone capaci di assumersi la responsabilità delle decisioni, che avessero il coraggio di firmare documenti rischiosi ma coraggiosi, che avessero sufficiente capacità tecnica da saper ben interpretare le norme e le leggi e che avessero abbastanza coraggio da sottoscrivere la ripresa operativa del Pese. Invece abbiamo Consigli d'Istituto, Presidi, Città Metropolitana, Sindaco, ASL, e chi più ne ha più ne metta che per ogni segmento di loro competenza hanno paura ad apporre anche una singola firma che consenta lo sblocco del Paese e delle attività. Hanno paura perché non vogliono assumersi responsabilità. Hanno paura perché non sono stati né educati né addestrati ad assumerne. Hanno paura perché sanno che nel NON-FARE tutt'al più sono passibili di disapprovazione ma di certo nessuno potrà loro contestare alcunché. Per cui il NON-FARE, il NON-FIRMARE, il NON-AUTORIZZARE NULLA è la loro personalissima porticina di salvezza attraverso la quale sgattaiolare e restare al sicuro nelle loro cariche e nelle loro funzioni di burocrati. Ci sorprendiamo del fatto che nello sport nessuno voglia autorizzare nulla. Ma questo cancro è solo parte di una metastasi più generale, che corrompe il nostro sistema-Paese dal suo interno e che ne divora ogni capacità dinamica. Lo sport non può fare eccezione, purtroppo. Siamo nelle mani di persone che solo nel NON-FARE preservano la propria legittimità all'esistenza quotidiana. E sticazzi, volevo dire tutto ciò, ma io non ero in grado di farlo cosi bene;
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