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view post Posted: 29/9/2006, 15:52 Free Energy per tutti! - Off Topic
CITAZIONE (marcobuffetti @ 29/9/2006, 14:59)
Ciao! Sono venuto a conoscenza di un progetto molto importante. Si chiama Forza Maggiore. E' un apparecchio per la creazione illimitata di Free Energy:
"Il nostro apparecchio per la creazione di Free Energy non assomiglia ad alcuno di quelli che si possono trovare su Internet. E' unico nel suo genere e
potrebbe
da solo risolvere il problema energetico dell'intero pianeta poiché la quantità di energia producibile con il nostro apparecchio non ha limiti e non richiede
alcuna fonte di energia esterna per farlo funzionare. Quel minimo di energia che consuma per produrre energia elettrica in quantità pressoché infinita,
infatti, viene creata meccanicamente all'interno dell'apparecchio stesso."
Per maggiori informazioni cliccate su:
http://www.freeenergymax.com
Saluti,
Marco

QUESTO ANNUNCIO, CHE ABBIAMO APPENA CANCELLATO IN UN ALTRO FORUM,A NOSTRO AVVISO E' UNA TRUFFA, SIMILE A TANTE CHE SPESSO ARRIVANO PER POSTA ORDINARIA O PER EMAIL.
NON E' POSSIBILE PRODURRE ENERGIA DAL NULLA.
DIETRO QUESTO O ALTRI ANNUNCI SIMILI SI NASCONDONO INVECE MECCANISMI DI VENDITA PIRAMIDALE IN CUI IL GUADAGNO NASCE NON DA CIO' CHE SI VENDE OD OFFRE, MA SOLO DAL FARE ENTRARE NUOVI SOCI, I QUALI A LORO VOLTA GUADAGNANO SE RIESCONO A FARE ENTRARE ALTRI FESSI NELL'INGHIPPO, CHE LASCIA DUE SOLE ALTERNATIVE, O RIMETTERCI DENARO O RIUSCIRE A FARLO PERDERE AI PROPRI AMICI, PARENTI E CONOSCENTI. TALI TRUFFE, DETTE ANCHE PONZI GAMES DAL LORO INVENTORE ITALIANO, SONO PURE DA POCO VIETATE PENALMENTE CON UNA NORMA SPECIFICA.
A TORINO C'E' UN PROCESSO IN CORSO CONTRO UNA TRUFFA ANALOGA PERPETRATA DALL'ALPHA CLUB, CHE PER ALTRO ANCORA OSTINATAMENTE CONTINUA A FARSI PUBBLICITA' SUL WEB DICHIARANDOSI VITTIMA DEL "COMPLOTTO DEI BANCHIERI" PER IMPEDIRE LA LORO LEGITTIMA INIZIATIVA DI RIAPPROPRIAZIONE DEL DENARO DA PARTE DEI CITTADINI...
VIGILATE, E DIFFONDETE L'INFORMAZIONE TRA AMICI E PARENTI, IN MODO CHE QUALCUNO DI ESSI NON NE CADA VITTIMA !
QUESTI TRUFFATORI NON SI PREOCCUPANO DELLA ASSURDITA' PALESE DELLE LORO AFFERMAZIONI,PERCHE' SU NOVANTANOVE CHE LI MANDANO A QUEL PAESE, COSTORO TROVANO SEMPRE QUELL'UNO CHE ABBOCCA INGENUAMENTE...
INFATTI TENDENZIALMENTE OGNUNO DI NOI VUOLE CREDERE A CIO' CHE GLI FA PIU' PIACERE, E COSA C'E' DI PIU' BELLO DI CREDERE DI POTERSI ARRICCHIRE SENZA AVERE LAVORATO ?


Bacioni
Fulsere

Allego un brano sull'argomento.


http://www.piramidedoro.it/index.htm



Cos'è il multilevel marketing

Il multilevel marketing (mlm) è un genere particolare di vendita diretta. La vendita diretta è il commercio di beni e servizi proposto direttamente al consumatore: nelle case dei potenziali clienti o in quelle dei loro amici, negli uffici, dovunque, tranne che nei negozi. Il multilevel marketing fa parte di questo universo ma ha una peculiarità: mentre il "normale" venditore diretto si limita a procacciarsi compratori, il venditore di una rete multilivello procaccia clienti che possono diventare a loro volta venditori. Insomma: il venditore "normale" guadagna su ciò che riesce a vendere – più esattamente, sulla differenza tra prezzo all'ingrosso e costo al dettaglio dei prodotti che tratta. Il venditore multilevel, invece, ha una doppia remunerazione: riceve provvigioni sia sul prodotto direttamente venduto, sia sui prodotti venduti dai promotori che egli stesso ha arruolato – quindi, da tutto il ramo di venditori che ha creato nel tempo, la cosiddetta "downline". Non viene assunto dall'azienda di cui vende i prodotti e neppure ne è un rappresentante autonomo: si può definire piuttosto come una sorta di distributore/consumatore che, tramite l'esborso di una quota (grazie alla quale riceve un primo kit di vendita), acquista il diritto di commerciare i prodotti acquistati o i servizi utilizzati. La struttura cui assomiglia un sistema mlm, quindi, è quella di un albero: un organismo ramificato.
Secondo alcuni autori, il primo esempio di mlm risale al lontano 1934, quando William Casselberry e Lee Mytinger, due distributori di integratori dietetici Nutrilite (società dalla cui scissione ebbe vita nel 1959 Amway) iniziarono a vendere vitamine con il loro "programma C&M", coniato sulle iniziali dei loro cognomi.
Il multilevel marketing non è, in assoluto, "buono" o "cattivo". Ma da quando è nato ha sempre dovuto combattere con un’immagine negativa, dovuta a tre fattori.
Primo, molto spesso la vendita di prodotti conta poco rispetto al reclutamento di nuovi venditori, all’allargamento della rete; in questo caso il mlm assomiglia a una Catena di Sant’Antonio.
Secondo, quasi sempre le persone sono convinte ad aderire (e a svolgere un’attività lavorativa di vendita, che è impegnativa e non alla portata di tutti) sulla base di mirabolanti promesse di ricchezza e di successo. Ma secondo i dati delle stesse aziende, la gran parte delle persone guadagna redditi tra i 200 e i 300 euro al mese. Solo lo 0,01% giunge alla ricchezza promessa.
Terzo, il mondo del mlm utilizza tecniche di comunicazione e di coinvolgimento che spesso e volentieri assomigliano a quelle utilizzate da "sette" o movimenti religiosi-culturali: convention di massa in cui si canta e si applaude i carismatici leader delle reti, costosi corsi di formazione che si viene "invitati" a frequentare, un atteggiamento di ostilità verso chiunque abbia dubbi o critiche, l’obbligo di coinvolgere parenti e amici, "monetizzando" i rapporti personali ed affettivi.




Cosa sono le piramidi

Le piramidi finanziarie possono essere considerate - a seconda dei punti di vista - l'essenza del multilevel marketing oppure una sua degenerazione nefasta. Sulla carta, le finalità di multilivello e piramidi sono opposte: una rete di vendita mlm punta nel lungo periodo a costruire una solida posizione sul mercato e alla diffusione del bene o servizio distribuito. Una piramide è uno schema predatorio, dove il guadagno (per chi la organizza, e per pochi fortunati) non deriva dal movimento di prodotti o servizi, ma dal continuo afflusso di nuovi soci.
Le vittime, i potenziali nuovi membri della piramide vengono attratti con la promessa di guadagni incredibili, come il raddoppio o più del capitale investito nel giro di poco tempo, motivati con meccanismi confusi e mai chiaramente spiegati: garanzie scritte di banche, assicurazioni sul denaro investito, spiegazioni complesse circa la presenza nel meccanismo di grossi investitori, la possibilità per la ditta di scaricare le tasse, guadagni provenienti da vincite continue alle lotterie di Stato. E così via. In realtà, i danari versati dai "nuovi" servono soltanto a remunerare chi è collocato al vertice della piramide, e l'unica possibilità è sperare che sempre nuove persone aderiscano alla piramide sborsando danaro. Naturalmente, prima o poi le piramidi sono destinate a crollare: basta un momento di sfiducia, un passeggero ritardo nei pagamenti, e il continuo afflusso di capitali si interrompe. Per la stragrande maggioranza di chi sta nella "parte bassa" della piramide, non c'è nessuna speranza di recuperare il proprio incauto investimento.
La storia degli schemi piramidali è costellata di truffe e fallimenti finanziari che hanno danneggiato migliaia di persone. Tranelli in cui astuti faccendieri hanno attirato anime semplici, con la sirena di guadagni facili ed esorbitanti. Sogni milionari dai quali, però, i malcapitati di turno si sono risvegliati senza il becco di un quattrino. È una storia che inizia ottant'anni fa, negli Stati Uniti, e il protagonista è un italiano, Charles Ponzi, che può essere a buon diritto ritenuto il padre delle piramidi: l'antesignano di quelli che, in suo onore, sono definiti oggi i Ponzi Schemes.
Nato a Parma nel 1882, il giovane e ambizioso Carlo Ponzi emigrò in Canada nel 1903. Condannato per falsificazione di banconote, dieci giorni dopo la scarcerazione entrava negli Stati Uniti, per essere di nuovo condannato per contrabbando. Nel 1919 giunse a Boston, dove ben presto mise a punto un meccanismo innovativo per diventare ricchi. L'affare, sosteneva Ponzi, si basava sulla compravendita di buoni postali internazionali, che gli avrebbero garantito profitti del 400%. Per svolgere questa attività, chiedeva ai risparmiatori di affidargli i loro soldi per quarantacinque giorni, al termine dei quali avrebbe restituito il capitale maggiorato del 50%. Nel corso della primavera e fino all'estate del 1920, furono circa 10mila i bostoniani che decisero di dare fiducia a Ponzi, il quale riuscì ad accumulare 9 milioni e mezzo di dollari. Una cifra sbalorditiva per l'epoca, che trasformò l'ex carcerato in una vera e propria celebrità, in un mago della finanza, in un protagonista della vita della città. Con i danari raccolti, Ponzi comprò una splendida villa e, soprattutto, una quota della Hanover Trust Company, una banca locale. Naturalmente, l'affare dei buoni postali era inesistente, e gli investitori venivano (puntualmente, all'inizio) rimborsati con i danari provenienti da altri investitori. Poi, con un sangue freddo eccezionale, tenendo conto che l'intera struttura stava crollando sotto il proprio stesso peso, Ponzi ricorse ai fondi della banca. Tra il luglio e l'agosto del 1920, la "bolla finanziaria" scoppiò e venne alla luce la sottrazione di risorse alla banca: un buco di sei milioni di dollari nei confronti dei risparmiatori. Subito dopo, l'arresto e la condanna per frode postale a dieci anni.
Una saga, quella di Charles Ponzi, che non finisce qui: non appena rilasciato, scappò in Florida, dove lanciò un nuovo schema piramidale legato a terreni "edificabili" che in realtà erano vere e proprie paludi. Seguirono lunghe battaglie legali, altre condanne, una deportazione in Italia e un nuovo trasferimento oltreoceano, in Brasile. La carriera dell'inventore delle piramidi finanziarie si chiuse nel 1949, in un ospedale per poveri di Rio de Janeiro.




Cosa sono le catene
di Sant'Antonio

"Non è una truffa: esiste la possibilità di arricchirti con un semplicissimo scambio di messaggi via Rete!! Rasmus Lino è un ragazzo danese che ha incassato in 5 mesi la bella cifra di £ 64.700.000.000!!!!!!! Una notizia del genere non passa inosservata!!!! Se vuoi sapere come ha fatto questo simpatico giovanotto ad arricchirsi così in fretta, eccoti le spiegazioni, ma prima di tutto sappi: non mi interessa stare qui a convincerti sulla bontà o meno di questo metodo. Io appena l’ho appreso ho deciso di provarci!! Questa catena si differenzia dalle altre per la sua potenzialità di guadagno, con un ingresso pari al costo di dieci caffè".
Questa che avete appena letto è la più classica (e forse la più diffusa) catena di Sant’Antonio. Probabilmente, chiunque abbia navigato in Internet almeno una volta ha letto messaggi simili a questo. Nella sua semplicità, la storia di Rasmus Lino, il "simpatico giovanotto" che in cinque mesi ha guadagnato quasi 65 miliardi di vecchie lire, è un perfetto esempio di quello che i manuali chiamano "chain letter". Si tratta dell’evoluzione tecnologica, via Internet, della tradizionale catena di Sant’Antonio postale. Negli anni Ottanta, invece, soprattutto nelle grandi città italiane si era diffusa una versione "diretta" della chain letter: il cosiddetto "aeroplano" o "elicottero". Si investiva un milione e se ne riceveva in regalo un altro: l’importante era trovare sempre qualche nuovo passeggero da infilare nella "lista d’attesa" del volo milionario. Ma alla fine gli ultimi, o i più sfortunati, restavano immancabilmente a terra. La rete si espandeva per via amicale o nel corso di incontri pubblici. Nel momento di massimo fulgore, centinaia di persone si incontravano in maxifeste in cui l’aeroplano completava l’equipaggio moltissime volte, consentendo ricchi guadagni.
In ogni caso la sostanza non cambia. Nella chain letter, il reclutatore spedisce ai potenziali iscritti una lettera con una lista di nomi, compreso il suo, indicato all’ultima posizione della lista. Ai reclutati si chiede di spedire del danaro (in genere somme modeste) alle persone indicate nella lista (a volte, soltanto alla persona situata nella posizione di testa, ovvero in cima alla piramide). Dovranno poi copiare la lettera e cancellare la persona posta in cima alla piramide, facendo salire di una posizione tutti gli altri, e inserendo il proprio nome e indirizzo all’ultima posizione della lista. E, va da sé, spedire in giro la lettera, cercando nuove persone da reclutare.
Com’è ovvio, in questo schema si guadagna solo estendendo la rete, trovando nuovi iscritti in grado a loro volta di trovare sempre nuovi iscritti. Sulla carta, ciascuno dei reclutati dovrebbe riuscire a giungere in cima alle molte milioni di liste di nomi in circolazione, e dunque a incassare (come Rasmus Lino) miliardi e miliardi. Nei fatti, la stragrande maggioranza degli aderenti non riceverà nulla, e una piccola minoranza riceverà somme modeste. Sapete perché? Primo, perché ciascuno dei destinatari di ogni lettera può arrestare la catena, impedendo così a tutti coloro che sono nella "sua" lista di ricevere i pagamenti attesi. Secondo, perché anche se tutti fossero sul serio intenzionati a far proseguire la catena, per funzionare il sistema dovrebbe poter contare su una popolazione infinita e un mercato illimitato. Di livello in livello, infatti, se ciascuno deve trovare cinque nuovi partecipanti per rientrare dalle spese (cosa che cercheranno a loro volta di fare i nuovi aderenti), nel giro di pochi passaggi, per i ben noti meccanismi della progressione matematica, si supera l’attuale popolazione del pianeta Terra, compresi bambini e ultracentenari.




Degiovanni: Freedomland e I@T

L'avventura in Borsa di Virgilio Degiovanni potrebbe finire come altre sue imprese: bene per lui – forse benissimo, con molti euro sul conto in banca – e forse con qualche fastidio legale. Male per molti: soprattutto per quelli che hanno comprato a 105 euro l'una le azioni di Freedomland, l'azienda da lui inventata e lanciata in Borsa. Oppure, altra possibilità, il castello di carta potrebbe crollare. I magistrati che hanno avviato l'indagine sul suo operato potrebbero incaponirsi e insistere.
Nessuno è in grado di dire come finirà questa storia. Si sa: nel magico mondo della finanza la differenza tra l'abile uomo d'impresa e il sofisticato confidence man, l'astuto truffatore in grado di conquistare la fiducia delle sue "vittime", non sempre è così evidente. Non è la prima volta che, nelle sue varie forme, il multilevel marketing viene utilizzato nel mondo della finanza. Ma è la prima volta che questo avviene in modo organizzato nel nostro paese, in un gran frullato che mette insieme Internet, la new economy, i santuari della Borsa, lo spirito imprenditoriale, la voglia di fare soldi presto e facilmente. Ed è anche la prima volta che, allungandosi, la catena multilevel fa diventare i consumatori, oltre che distributori, anche azionisti e finanziatori di un'impresa – la quale, a oggi, ha prodotto soltanto carta senza valore né prospettive.
Imprenditore rampante, aggressivo, spontaneo e calcolatore, il trentaseienne Virgilio Degiovanni ha cavalcato questi anni ruggenti arrivando ad accumulare un credito che sbalordisce. Partito se non dal nulla da molto poco, passato da un affare più o meno chiaro e redditizio all'altro, Degio (così ama farsi chiamare, così lo chiamano in tanti) nel corso del 2000 è riuscito a farsi dare retta da molti "grandi", o presunti tali, della piazza finanziaria milanese. O a metterli nel sacco, a seconda dei punti di vista. Banche d'affari come Banca Leonardo; Borsa Italiana, la società che gestisce Piazza Affari; la Consob, la Commissione che controlla il mercato finanziario: tutti hanno collaborato (o non ostacolato) per mandare in porto la quotazione di Freedomland: una società che oggi non ha fatturato, non ha dipendenti, non produce o lavora, non ha nulla se non i residui in cassa (197 milioni di euro) dei proventi della quotazione.
Degio, così lo chiamano, è il "profeta" del "network marketing", l'inventore dello schema Millionaire e il leader della rete di distribuzione multilivello I@T, le cui legioni esaltava in monumentali convention nei Palasport. Con la quotazione in Borsa di Freedomland (una scatolina che doveva permettere di navigare su Internet utilizzando la normale televisione, distribuita in multilevel proprio dalla rete di I@T), Degiovanni ha sapientemente sfruttato il boom della "net economy" dell'ormai lontano 2000, rastrellando ingenti capitali. Ben presto, però, Freedomland si è rivelata un flop, con pochissimi clienti. Ed il 5 ottobre 2000 il colpo di scena: secondo i magistrati, delle decine di migliaia di clienti dichiarati per attirare i risparmiatori e collocare le azioni, circa il 20% sarebbero stati inventati. Ancora, per i giudici Degio avrebbe venduto irregolarmente pacchetti di azioni ai "consulenti" I@T. Una vicenda che potrebbe presto finire in tribunale con serie conseguenze per Degiovanni, a meno di un patteggiamento e cospicui rimborsi ai malcapitati. Una storia ancora aperta, ricca di colpi di scena, segnata dal gravissimo incidente motociclistico dell'agosto 2001, che per 16 giorni ha visto Degiovanni in coma. Oggi sta meglio, recupera gradualmente, ma cerca di sfuggire al processo dichiarando di non essere in condizione di sopportarlo.
Sarebbe l'ennesima beffa, da parte di un antieroe borghese che sembra davvero uscire dalle pagine della Comédie humaine di Honoré de Balzac. Chissà se riuscirà a tirarsi fuori da questo pasticcio. Chissà se potrà davvero dedicarsi alla prossima sfida del network marketing – progetto al quale, spiega, sta lavorando alacremente da mesi, presentata di fronte al gruppo dirigente di I@T tra aprile e maggio 2002. Sarà, scrive Degio, "una Soluzione capace di cambiare la vita per sempre a tutti coloro che ci hanno creduto". Sarà "una Soluzione Globale capace di portarci ovunque, in questo Universo sconfinato della new economy". Sarà "il Progetto che può portarci al di là dei nostri Sogni".




Amway e Herbalife

Sono le due aziende più importanti e serie, o che provano ad essere serie, dell'universo mlm. Nascono entrambe negli Usa, ma ormai sono delle vere e proprie multinazionali con fatturati "di peso".

Amway afferma di aver fatturato nel 1999 circa 5 miliardi di dollari e distribuisce più di 450 prodotti con il proprio marchio. All’inizio della sua attività vendeva solo un detergente multiuso per la casa, l’ormai mitico “l.o.c.”. Oggi confeziona e commercializza, mediante vendita diretta multilivello, numerosi prodotti di largo consumo. Oltre ai detergenti tratta anche cosmetici, casalinghi e integratori alimentari, oltre a distribuire prodotti di altre marche (orologi, elettrodomestici, gioielli, e così via). La vendita dei prodotti Amway non appare, secondo molte analisi, un grandissimo affare per chi vi s’impegna. Intanto, c’è un vero e proprio abisso nei guadagni tra la base e il vertice dell’organizzazione. Per un ristretto numero di “re dei venditori”, che arrivano a guadagnare miliardi al top della struttura, ci sono migliaia e migliaia di incaricati che neanche coprono le spese. Secondo dati del 1996, in media i distributori Amway guadagnavano 88 dollari al mese, non considerando le spese per acquisti dei prodotti. Per i distributori americani di maggiore successo, la vera fonte di profitto non è tanto la vendita dei prodotti, quanto la formazione, intesa come motivazione dei venditori, come costruzione di una vera e propria fede nell’azienda e in se stessi, nella propria capacità di vendere. Tra riunioni formative, meeting e assemblee, acquisto di materiali (manuali, videocassette e così via), se ne vanno non pochi soldi.
Il fenomeno Herbalife esplode in Italia all’inizio degli anni Novanta. Allora era facilissimo trovare volantini pubblicitari di questa rete multilevel, o essere contattati dai venditori dei suoi prodotti dietetici. Lo slogan, semplice e di grande effetto, era: “Vuoi dimagrire? Chiedimi come”, seguito da un numero di telefono del distributore. Ancora oggi, Herbalife opera in modo massiccio nel nostro paese, anche se preferisce dare di sé l’immagine di una “normale” società di commercializzazione di integratori alimentari e cosmetici. Non pone mai particolare enfasi sul suo modello di marketing multilivello e sugli aspetti più pittoreschi, come le convention entusiastiche o le qualifiche dai nomi curiosi, che pure sono una realtà. Herbalife nasce nel 1980, negli Stati Uniti. Vende prodotti nutrizionali, dietetici e cosmetici, è quotata al Nasdaq, e nel 2000 ha raggiunto un volume di vendita di 1,8 miliardi di dollari. Fondatore e presidente della società è stato Mark Hughes, morto a soli 44 anni nel maggio del 2000, per un blocco respiratorio causato da un eccesso di alcool e antidepressivi. Dopo una rapida espansione iniziale, alla metà degli anni Ottanta Herbalife dovette fare i conti con pesanti problemi legali. La Food and Drug Administration (l’organismo federale americano incaricato di controllare il mercato dei medicinali e proteggere il consumatore) e la Procura Generale dello Stato della California contestarono sia i metodi di distribuzione multilivello, sia le asserzioni sulle proprietà dei prodotti Herbalife – che sarebbero stati in grado di far perdere decine di chili senza colpo ferire, oltre che di curare e guarire ogni sorta di malattia. Dopo un lungo braccio di ferro legale, nell’ottobre del 1986 Hughes ed Herbalife accettarono di pagare una penale di ben 850mila dollari, pur di chiudere la vertenza.



Ssi, Crs, Alpha Club

Ssi
Di norma, quando il meccanismo mlm viene utilizzato per la diffusione di prodotti assicurativi o finanziari, si ha a che fare con una piramide o uno schema Ponzi. Dall’inizio degli anni Novanta, tuttavia, molte compagnie assicuratrici importanti e di fama hanno utilizzato reti multilevel per la vendita di polizze previdenziali. Il caso di maggior successo è quello della Bayerische Assicurazioni, società tra le più note nel settore vita, controllata dalla tedesca Bayerische Beamten
Versicherung (Bbv), che dal 1992 diffonde polizze attraverso la rete messa a disposizione dalla Star Service International Holding AG: la Ssi, appunto il nostro caso. Il vero affare di chi lavora in Ssi, però, non è la vendita di polizze bensì l’espansione della rete multilevel. Il meccanismo è questo: vendere polizze per 21 milioni dà diritto a ricevere una provvigione di 2,4 milioni di lire, e la qualifica di “Primo Livello”. Una volta Primo Livello, non ha senso diffondere altre polizze, ma si deve piuttosto puntare a diventare “Strucky” (questo il nome con cui si designa l’upline, cioè il superiore in struttura), trovare nuovi collaboratori e costruire una propria rete. A quel punto, attraverso un complicato meccanismo di “unità prodotte” e di “coefficienti”, si avrà diritto a una “differenza imprenditoriale”, e a percepire una provvigione più alta, legata alla produzione della propria downline. Se la squadra vende (complessivamente) per 21 milioni, si diventa Secondo Livello; se vende 70 milioni, si diventa Terzo Livello e si guadagna di più. Si arriva al Decimo Livello, poi si va da B1 a B10, fino ad arrivare al vertice della gerarchia, da Alto 1 ad Alto 5. Gli eventuali scatti di carriera si verificano ogni trimestre. Insomma, il problema è trovare sempre nuovi aderenti, a cominciare da amici e parenti, con la scusa di “dare un’opportunità a una persona cara”. L’obiettivo, non lo si dimentichi, è quello di riuscire a far parte di quel “5 per cento di persone, come da statistiche, che diventa ricco”.

Crs
Che per il loro network ci fossero problemi – e anche molto seri – i consulenti di Consumer Recreation Service International Network Spa se n’erano cominciati ad accorgere già da qualche mese. Da tempo i pagamenti delle provvigioni non arrivavano più con continuità, né tantomeno i clienti ricevevano i loro “Buoni Promoshopping”. Ma ecco che un giorno di novembre 2001, in una sede della società si presenta Enrico Lucci, uno degli “uomini in nero” del popolare programma televisivo di Italia Uno, Le Iene. Il servizio va in onda il 29 novembre. Pochi giorni dopo, il 12 dicembre, il silenzio imbarazzato del presidente di Crs Roberto Mosca, di fronte alle incalzanti domande che Piero Marrazzo gli rivolge nella trasmissione Mi manda Raitre, mette il sigillo finale sulla vicenda di Crs, uno schema multilevel che (nonostante le molte promesse di rimborso di crediti e provvigioni) appare ormai definitivamente franato, con un crack che secondo alcuni osservatori ammonta a diverse centinaia di miliardi di lire. Dal punto di vista teorico Crs Network poteva essere definito uno schema mlm molto simile al classico modello del Ponzi Scheme: una piramide finanziaria, in cui le somme versate dagli ultimi arrivati vengono utilizzate per remunerare i precedenti aderenti. Su questa struttura di base decisamente semplice, Crs e i suoi fondatori (Roberto Mosca, Pierluigi Imperatore, Andrea De Sisti e Stefano Ferretti) avevano costruito una complessa impalcatura, con importi da pagare subito e buoni acquisto di valore maggiorato concessi successivamente, spendibili entro un certo numero di mesi per acquistare, con significativi sconti, benzina, ricariche telefoniche, viaggi, vacanze, case in multiproprietà, prodotti di supermercato.

Alpha Club, ovvero il diritto di buttar via i propri soldi
Uno degli aspetti più curiosi delle reti piramidali è che, nonostante si tratti di meccanismi in fondo già visti e rivisti, non mancano mai gli audaci imprenditori, in grado di costruire strutture che palesemente lasciano a desiderare sul versante della legalità, né le migliaia di ingenui facilmente attirati dal miraggio della ricchezza. È la storia di Alpha Club, una società con sede a Torino che nel giro di pochi mesi ha conquistato la fiducia di 60mila persone, disposte a versare 7 milioni e 200mila lire per poter accedere ai servizi, a tariffe scontate, di un club internazionale di viaggi e vacanze. Ma soprattutto, persuase dalla possibilità di raccogliere altre adesioni e di ricevere, così, una remunerazione per l’attività di espansione della piramide. Evidentemente l’attività turistica non rappresentava che una copertura della vera attività, cioè il reclutamento di membri del network e l’estensione della piramide. Fino all'inevitabile crollo.




Giorgio Mendella

Giorgio Mendella controllava un network televisivo nazionale (Retemia), e per pochissimo non è riuscito a diventare presidente della Fiorentina o del Torino Calcio. Chissà, avrebbe forse potuto seguire le orme di altri (e più fortunati) imprenditori, proprietari di televisioni e con la passione per il pallone. Il “telefinanziere” con base a Viareggio era un vero imbonitore, un persuasore catodico talentuoso, un uomo capace di parlare per ore e ore con un tono pacato e suggestivo, di vendere prodotti, prestiti, case o satelliti senza perdere per un solo momento tensione e vis affabulatoria. Nel suo campo un vero maestro, un grande personaggio. Tra il 1980 e il 1990 Mendella riuscì a costruire una vera e propria holding, la Intermercato, con un giro d’affari ipotizzato in circa 250 miliardi e una galassia di società controllate. Il gioiello era l’emittente televisiva Retemia; c’erano poi Primomercato, Capitalfinanziaria, Domovideo (che commercializzava videocassette), Finversilia, Publimercato ’90, Interco e il Viareggio Calcio. L’attività principale di Mendella era la raccolta di risparmio (si arrivò a circa 14mila investitori) dai telespettatori di Retemia, promettendo interessi dal 25 al 29% mensili; inizialmente sotto forma di mutui, successivamente in cambio dell’acquisto di azioni. Il gruppo aveva anche avviato un’attività immobiliare in Romania, con l’intenzione di costruire circa 15mila appartamenti (prevenduti in tv) sulla costa del Mar Nero, e un centro commerciale a Bucarest. Con i soldi accumulati, nel 1988 Mendella aveva addirittura acquistato una banca, il Banco di Tricesimo, che avrebbe dovuto diventare la “banca del gruppo”. Voleva anche comprare Odeon Tv, Telemontecarlo, una squadra di calcio. Infine, il sogno: l’acquisto e il lancio di Primosat, un satellite in orbita intorno alla Terra da cui diffondere sul pianeta il segnale di Retemia. A contorno, le solite convention con migliaia di persone allo Stadio dei Pini di Viareggio a osannarlo, il coinvolgimento come azionisti-testimonial di celebrità come Ugo Tognazzi, Michele Placido, Gina Lollobrigida, Gino Bartali.
Mendella stava per farcela. Di solito, i Ponzi Schemes crollano perché non riescono più a pagare gli investitori. Intermercato invece è crollato perché la Consob e la Borsa, il 25 giugno 1990, decisero di sospendere la vendita delle sue azioni, rilevando una palese violazione della legge n. 216 del 1974 che regola la sollecitazione del risparmio: il primo di una lunga lista di provvedimenti e rilievi. Nel 1999 il Tribunale di Lucca ha condannato Mendella a nove anni di reclusione per bancarotta fraudolenta.




Nazioni sul lastrico

Le piramidi e i Ponzi schemes non hanno travolto solo piccoli risparmiatori ma anche intere nazioni e comunità. In particolare nell'Est europeo, all'inizio degli anni 90, dopo il crollo del socialismo reale e con milioni di persone ridotte in miseria.

L'Albania in ginocchio
Quanto accadde in Albania nel 1997 ebbe conseguenze dirette anche nel nostro paese. Una vicenda che rievoca freschi ricordi: un’intera nazione truffata da una serie di Ponzi Schemes, mezzo milione di famiglie albanesi (ossia un risparmiatore su due) che arrivarono a investire quasi un miliardo di dollari in finanziarie-truffa. Per farsi un’idea delle proporzioni, basti pensare che l’intero prodotto interno lordo albanese ammontava a circa tre miliardi di dollari. Le società finanziarie promettevano interessi inauditi (dal 10 al 25% al mese), ed erano collegate o “coperte” dal potere politico di allora. Le cinque principali piramidi (Vefa Holding, Gjallica, Sudja, Kamberi e Populli-Xhaferri) avrebbero coinvolto direttamente 225mila clienti, cumulando un debito pari a quasi 2 miliardi di dollari, a fronte di un valore patrimoniale di poco superiore ai 650 milioni di dollari.3 Quando le finanziarie fallirono, l’intera Albania andò in bancarotta. Venne prosciugato soprattutto il risparmio degli emigrati, la linfa dell’economia nazionale.

Il caso Romania
Quello albanese non è stato il primo episodio. Qualcosa di molto simile era avvenuto nella Romania del dopo Ceausescu. Le analogie tra le due vicende, che hanno accomunato paesi appena usciti dalla lunga notte del socialismo reale, non sono poche. In sostanza, una sbornia di capitalismo e denaro in luoghi dove la povertà era tutto tranne che una metafora. In Romania per l’appunto, nella città transilvana di Cluj, il contabile Ion Stoica fondò nel 1992 la finanziaria Caritas, che prometteva di restituire dopo novanta giorni le somme prestate moltiplicate per otto grazie a una formula “magica”. Stoica si faceva chiamare “Messia”, dichiarava che la Caritas avrebbe aiutato i rumeni ad affrontare la transizione dall’economia pianificata al libero mercato, e i rumeni si fidarono di lui. Sulle prime, infatti, l’operazione fu un successo: la gente arrivava a frotte da ogni angolo del paese (ma anche dall’Ungheria, dalla Moldavia, dall’Ucraina) per affidare i propri risparmi a Stoica. Nel novembre del 1993 il New York Times scrisse che, secondo le analisi di alcuni economisti, la Caritas aveva raccolto quasi cinque miliardi di dollari. Parola di Stoica: “Se il gioco dovesse crollare, ogni giocatore avrà almeno la metà del suo investimento”. Ma le cose non andarono così. Quando i sottoscrittori diminuirono, la catena si interruppe mandando in rovina, nel 1994, circa quattro milioni di persone. Stoica, che aveva raccolto una cifra pari a 1.500 miliardi di lire, fu arrestato

Il caso serbo della Dafiment Bank
Si è capito che gli schemi piramidali sono il sistema più efficace per carpire soldi in fretta al più vasto numero di gente possibile. Non a caso vi fece ricorso anche Slobodan Milosevic, ex presidente della repubblica jugoslava, attualmente consegnato dal suo paese al Tribunale Internazionale dell’Aja. Alle responsabilità nel genocidio balcanico Milosevic aggiunse la spoliazione sistematica delle risorse economiche del suo paese e dei suoi concittadini. E finché ebbe il potere in mano non smise di farlo. Una banca truffaldina, quella della signora Dafina Milanovic fu lo strumento con cui Slobodan Milosevic raggirò il suo popolo. All’inizio degli anni Novanta il governo serbo era alla spasmodica ricerca di liquidi, e arrivò anche a congelare i conti correnti bancari dei risparmiatori. Per tutta risposta, i serbi ritirarono i risparmi dalle banche di Stato. Fu a quel punto che Milosevic e i suoi si misero a cercare un nuovo sistema per raccogliere fondi. E lo trovarono nella Dafiment Bank. Attirate dai tassi di interesse stratosferici promessi (oltre il 18% mensile), decine di migliaia di persone affidarono i loro risparmi all’istituto di credito, arrivando anche a vendersi casa per investire più risorse. Con quei soldi, Milosevic finanziò la guerra in Croazia e in Bosnia, mentre gli interessi (finché vennero regolarmente pagati) garantirono la pace sociale. Circa 4 miliardi di marchi tedeschi (4mila miliardi di lire) passarono per le casse della banca. Dafina disperse questi soldi tra i leader politici dei serbi di Croazia e di Bosnia, oltre che nelle casse di Milosevic. Con i fondi di Dafiment venne costruito, si dice, un campo d’addestramento in Croazia orientale gestito da Zeljko Raznjatovic, il sanguinario “comandante Arkan”, ora passato a miglior vita dopo un misterioso attentato. Ma quando la piramide cominciò a vacillare, la sorte dei risparmiatori cambiò. I fondi versati nelle casse della banca, infatti, erano stati tutti trasferiti all’estero o ridistribuiti tra gli accoliti di Milosevic. Alle prime avvisaglie della catastrofe la gente cominciò ad affollarsi davanti alle filiali per tentare di riscattare i soldi investiti, allungandosi (inutilmente) in file di chilometri. La banca, indebitata per centinaia di miliardi, nei primi mesi del 1992 collassò.




Frasi da non perdere

Il suo mito è certamente Silvio Berlusconi. Certi, da piccoli, sognavano di essere Sylvester Stallone, lui sognava di essere come il Berlusca. E, per la verità, un po' gli somiglia. In almeno un paio di cose. Ha la stessa pelata in testa. E la stessa, se non superiore, a volte, parlantina sciolta. Virgilio Degiovanni, come il Berlusconi, è veramente uno che potrebbe vendere gelati al Polo Nord e termocoperte in Africa. O automobili all'Avvocato Agnelli. Sono dei tipi fatti così: venditori nati, tipi ai quali la massaia di Melzo o il geometra di Parma non sanno resistere. Incontrarli e mettere mano al portafoglio per comprare qualcosa è la stessa cosa. Infine, se vogliamo, del capo di Forza Italia ha anche la determinazione, la voglia di successo, la grinta che spiana tutto e che lo porta comunque avanti, avanti, sempre più avanti. E, se proprio vogliamo abbondare, di Berlusconi ha anche lo stesso atteggiamento nei confronti dei magistrati. Di fronte alle prime contestazioni è andato in televisione e, fermo, deciso, spavaldo, ha detto: tutte bugie, equivoci, qui tutto è a posto, temo che qualcuno voglia sollevare un polverone per portarmi via l'azienda, ma non sarà così facile.
Giuseppe Turani, "Affari & Finanza", la Repubblica, 9 ottobre 2000.

Quando ero più piccolo, avevo un sogno: guadagnare dieci milioni al mese. Ma con I&T ne ho presi molti di più e sono super contento. Tra qualche settimana forse vado dal concessionario e mi ordino la Mercedes Slk Kompressor. Quando penso agli anni scorsi e a come li ho passati mi dico: non è possibile! È un sogno? (e a volte mi commuovo). Invece no, è tutto vero, e tutto grazie alla grande squadra che ho, sotto e sopra, tutti straordinari. Mi sono talmente incazzato con chi parlava male dell'azienda! A un'azienda che cambia la vita delle persone non bisogna gettare colpe sulle spalle, si deve solo esaltarla. Tutto qui.
Intervento di un Advisor I@T, apparso sul newsgroup it.lavoro.mlm, marzo 2000.

Io ci potrei scrivere un libro o giù di lì, ma sarebbe la cronaca di un fallimento. Lasciando da parte il Degio con cui ci ho rimesso una cinquantina di milioni tra Millionaire e Freedomland, l'ultima menzogna è stata quella dell'ultimo meeting di Milano in cui ha giurato e spergiurato e promesso che avrebbe riconosciuto a chi l'aveva aiutato ad aprire il mercato spagnolo le stock option, ma se adesso si è dimesso da Freedomland è la volta buona che non rivedrò nemmeno quei 4 soldi in carta straccia (leggi azioni Freedomland), promessi. Da Degio è naturale comprare promesse con soldi sonanti e avere indietro un bel c...o, poi quelli che non guadagnano mollano e così non disturbano neppure quelli nuovi che abboccano. Poi ho provato un Network di distribuzione di ricambi e accessori per cellulari, sono entrato a ottobre e il 31 dicembre ha chiuso avvisando solo gli upline, i quali in molti casi non si sono ricordati di passare parola; risultato, io ero ancora in giro per l'Italia come un pirla il 2 di gennaio a cercare nuovi distributori mentre il network era già cadavere. Poi ho provato una azienda distributrice di prodotti naturali, su Milano non attaccano, hanno un anticellulite ottimo e come azienda non fanno neanche problemi se vuoi vendere i loro prodotti on line, ho messo in piedi un negozietto on line ma i primi ordini arrivati hanno avuto dei problemi col carrello elettronico e quindi gli ordini non sono andati a buon fine, da allora nonostante il contatore continui a darmi un certo numero di visite durante la settimana e il carrello elettronico sia stato sistemato, non hanno ordinato più niente, io ho cancellato la partita Iva che avevo aperto per il business e quando scadrà la promozione rinuncerò anche al carrello elettronico e al pagamento on line con carta di credito e forse lascerò le pagine come pubblicità. In questo Network ho ben due distributrici, una a Roma e una in Sardegna e io sono di Milano, hai voglia di come le posso seguire, potrei prendere una percentuale su quello che distribuiscono se facessi un ordine mensile di almeno centomila lire. Questo vuol dire che se andasse tutto bene guadagnerei trentamila lire al mese. Devo dire che se non fosse per il problema di trovare distributori questo network sarebbe una bomba. Ero entrato in un altro network con base a Roma che distribuisce prodotti a base di aloe vera, ho trovato un sito su Internet che parlava di questi prodotti che era già stato copiato almeno altre quattro volte e ho pensato di copiarlo anch'io. Dopo un paio di mesi sono stato contattato da un potenziale cliente che insisteva di voler venire personalmente a casa mia a ritirare il prodotto che gli serviva, e quando poi è venuto si è palesato per il proprietario del sito che avevo copiato e mi ha minacciato di denunce se non chiudevo il mio sito, pensare che avevo fatto i salti mortali per procurargli quanto mi aveva richiesto. Cosa dire, mi ha demotivato anche questa. […] Bisogna essere troppo figli di puttana per riuscire a farci dei soldi o bisogna avere c..., come si dice dalle mie parti. Mi sono fatto un po' di corsi di Feng Shui, sto praticando Tai Chi e Chi Kung, il venerdì sera seguo un corso di massaggio cinese Tui Na e sogno di diventare un guaritore […]. Sono sempre dell'idea che sarebbe meglio fare una raccolta di soldi per fare eliminare fisicamente il Degio, così non fa più danni".
Intervento di un ex Advisor I@T, apparso sul newsgroup it.lavoro.mlm, nel gennaio 2001.

Malanni sui quali può agire positivamente il prodotto "Formula 1" di Herbalife: artrite, alterazione della pelle, lupus, sclerosi multipla, colesterolo alto, pressione alta, problemi cardiovascolari, trattamenti farmacologici, innalzamento del sistema immunitario, tumori, "purificazione interna sistema digestivo", ulcera, disfunzioni renali, asma, problemi respiratori, tosse cronica, problemi da fumo, infezioni, allergie, perdita capelli, unghie fragili, controllo e perdita peso, riduzione cellulite, gravidanza e allattamento, "salute maschile", menopausa, stanchezza cronica, depressione, sbalzi d'umore, vista migliore e salute degli occhi, prontezza mentale, aumento di peso, controllo dello stress, "programma disintossicante purificazione con le erbe", salute del cuore.
Testo di un volantino appeso qualche tempo fa sui muri di una cittadina marina della Sicilia occidentale

"Essere leali significa non tradire la fiducia di coloro che ci guidano […] e soprattutto dimostrare una disponibilità assoluta nei confronti dell'Azienda e saper rispondere quando ci chiama".
Cristofoletti N.H., "La lealtà, più che una qualità un modus vivendi", Ssi News, dicembre 2000, p. 8.

Caso Alphaclub, la confessione di un truffato: "Sono andato con mia moglie. La giornata era scandita da due coffee break e da un catering, pagato da noi, lire 50mila a testa. Eravamo accolti alla porta dai manager e dirigenti. Gente elegante, volti sorridenti, belle donne in tailleur con il bottone della camicetta a un filo da décolleté generosi. Fuori, una fila di Mercedes, Porsche, auto di lusso. Dicevano: "Io faccio il portantino in ospedale, poi ho avuto questa idea e ora sono senior director...". Il direttore del marketing era un ex barista, mio amico. Ci abbagliavano con applausi a scena aperta, quando sul video comparivano i diagrammi di strabilianti successi economici, musica a tutto volume, le luci ti stordivano. Si poteva essere soci Silver o Gold. Dopo averci chiesto di pagare 7 milioni e 200 mila lire di iscrizione, ecco l'affare. Ogni volta che portavamo altre persone, ci veniva pagata una quota in contanti di 1 milione e 600 mila. Poi, quando si diventava finalmente un Gold, scattavano i benefit più alti: si arrivava sino a 2 milioni e sei per contratto. Pagavano tutti i mercoledì, in contanti. Così ho coinvolto altri amici, parenti. E ora sono mortificato".
Mauro Numa , La Stampa, 22 giugno 2000.

Ecco la filosofia del "movimento Vanilla", che si batte contro la nefasta influenza esercitata da banche e assicurazioni, che nella società moderna producono "uno scarseggiare della varietà economica, la mancanza di imprenditoria giovane e qualsiasi innovazione […], disoccupazione, mancanza di opportunità, lo scioglimento della classe media e quindi la suddivisione tra poveri e ricchi; ovunque mancanza di speranza, depressione politica, una gioventù senza futuro e anziani che hanno perso la coincidenza [sic!]". Per fortuna c'è Vanilla, che "grazie alla propria potenza economica e alla forza della grande comunità, crea spazi liberi in cui è stata posata la prima pietra per un futuro positivo e ottimista". Perché "gli uomini hanno fissato confini, definito differenze razziali, approvato leggi, dettato religioni. Ma per il benessere dell'umanità, tutto questo deve anche poter essere cambiato dall'uomo. Per questo esiste Vanilla". Che accumula aderenti per questi nobili motivi, certo, ma anche perché offre "straordinarie possibilità di guadagno" con i propri "modelli di accumulazione", che hanno consentito a migliaia di persone di "realizzare straordinari guadagni secondari, stabili redditi principali e alcuni sono riusciti persino a realizzare veri e propri capitali".

Dalla "lettera di Rasmus Lino": "Tutto ciò che ti serve sono 6 banconote da 1.000 lire e 6 francobolli per lettera. Che cos'hai da perdere? Te lo dico io, n-i-e-n-t-e. Sarebbe da stupidi non provarci!!!". Ma si tratta di un'iniziativa legale? La lettera dice: "Ciò che stai facendo è offrire 6 caffè: e ciò è assolutamente legale!!!".

"Io ho votato Forza Italia. C'è la simpatia verso Berlusconi, imprenditore che è diventato politico e le cui basi filosofiche non sono poi così distanti da quanto dicevamo e facevamo noi".
Giorgio Mendella, Corriere della Sera, 25 aprile 1994.

Negli Stati Uniti, Amway è uno tra gli schemi più "cultizzati". Un distributore ha dichiarato: "In ordine d'importanza per me vengono: 1) Dio; 2) la famiglia; 3) il mio paese; 4) Amway".

Network Marketing è vita, è natura. Ogni giorno devi combattere con le intemperie, ogni giorno devi temprare il tuo essere, ogni giorno sai che non devi abbassare la guardia, ogni giorno devi essere pronto a prendere decisioni importanti con analisi veloci. Ma soprattutto devi agire, agire, agire. Oggi se credi in te stesso e in quello che fai!! Fallo e testa bassa e pedalare. Abbiamo deciso che I@T è il progetto giusto, bene, testa bassa e pedalare. Solo in questa maniera, assumendosi sempre le proprie responsabilità, Tu sarai sereno con te stesso e con il mondo intero e il mondo ti riconoscerà come leader. Il mio sogno è un milione di partecipanti sinceri dopo 100 anni dalla mia nascita, al mio funerale. Il tuo nome sarà un leggenda, perché avrai lasciato un qualcosa di importante nella vita.
Un advisor, dalla Newsletter Cna n. 21, 2001.




Pyramid

di Fabio Zanello

Quando l’ho visto ho capito che la luce che cerchiamo è vero che non occorre cercarla in Himalaya o in strane discipline, tu puoi trovarla allo Sheraton.Io allo Sheraton sono andato con la metro B, Eur Fermi, altre persone come me sedevano nella saletta dei Carracci, il maitre e il personale dell’albergo erano gentili, quando mi sono seduto in sala proiettavano immense diapositive con querce del Dakota, come ai convegni di uomini importanti.Finchè è arrivato lui, il Coordinator. Il Coordinator ha un sorriso bellissimo e denti bianchi come io ho visto soltanto in tv, o come aveva Anna a sedici anni il giorno del nostro primo bacio, anche se poi lei era corsa via. Il Coordinator era vestito più o meno come noi, ma il suo abito era perfetto, i suoi capelli avevano la freschezza di un giorno. Il collo della camicia e i polsini di un bianco che io non ho mai visto nelle mie camicie, e che forse nessuno potrebbe raggiungere. Il Coordinator sa tutto, dalla filosofia alla religione alla storia, e ho seguito la sua spiegazione come mai avevo fatto, neppure alla prima classe di biologia dell’Istituto Odontoiatrico Pacinotti.Il Coordinator poteva sembrare venire dallo spazio, ma era di Gallarate. I suoi gesti erano pacati e morbidi. Egli senza affrontare nessun altro discorso ci ha parlato immediatamente della Piramide. Ha detto, come introduzione, che chi di noi si sentiva depresso, stanco, angustiato, era per via di questa poca familiarità col concetto di Piramide, di cui egli era venuto per informarci, dopo di che la nostra vita non sarebbe stata più la stessa.
Anche a lui la vita è cambiata grazie alla Piramide, ed oggi è Coordinator. La Piramide è infatti lo schema riassuntivo della vita, l’elaborato dell’organizzazione più antica dell’umanità, il talismano della gioia e tutte queste cose insieme.Gli Egizi costruivano piramidi, gli Aztechi costruivano piramidi, i Sumeri costruivano piramidi: la piramide era il simbolo presso quei popoli dell’uomo più elevato, che siede appunto al vertice con sotto gli altri al suo servizio. Egli disponeva delle loro ricchezze, e tutti lavoravano per lui, aspirando al suo livello, proprio come noi oggi potevamo ottenere grazie alla Piramide.Ognuno infatti adesso poteva diventare Faraone, costruire mattone per mattone la propria piramide e raggiungere la ricchezza vera, eterna, diceva il Coordinator.
La Piramide è la struttura fondamentale della società, dei governi, delle monarchie, democrazie, di ogni Sas e Spa, è la figura elementare da cui in geometria si ottiene ogni tipo di poligono, è la chiave di volta delle strutture molecolari e quindi della vita, per questo comprenderne il senso ed applicarlo nella propria non può che far conseguire successo e felicità.
Il senso di precarietà, di ingiustizia, non erano solo il frutto delle nostre imperfezioni, ma di un’umanità caduta nel peccato, e bastava guardarsi intorno, ripeteva il Coordinator. Egoismo, mancanza d’amore, corruzione, l’umanità era qualcosa dall’alto precipitata troppo in basso, per cui soprattutto di una cosa preziosa era stata privata, ricordiamo? Un certo albero e serpente, ricordiamo? Il paradiso, l’eternità. Senza cui non c’è felicità possibile, ha detto il Coordinator.Perciò occorreva invertire la direzione di questa caduta, perché noi eravamo stati creati per stare in alto, ed era ora di tornare su.
Le pupille del Coordinator scintillavano: egli non era il solito piazzista, il solito politico, e lo diceva onestamente, anche se poteva sembrarlo per il suo modo di fare, di vestire, ed infatti anche a me aveva ricordato ora quel piazzista, ora quel politico, che tante volte si confondevano in televisione, ma attenti alla confusione, ripeteva il Coordinator.
Il primo mattone andava posto insieme agli altri della base, le nostre piramidi non erano come quella elefantiaca di Cheope, ma avevano bisogno appena di quaranta stones (pietre) di fondamento, con cui gettare il primo livello. Quaranta, si è poi interrotto il Coordinator, che non è poco.
Tutti nella sala Carracci eravamo assai emozionati nel sentire queste parole. Si parte dalla base della Piramide, il fondo dove noi e altri come noi si sentivano oppressi, disagiati, ma disperarsi mai, diceva il Coordinator.
Sembrava il suo sguardo quello di Richard Burton in Mosè. Quaranta sono i giorni di Gesù nel deserto prima di risorgere e appunto ognuno di noi si doveva sentire forte come Gesù. I familiari sarebbero stati i primi, i parenti più stretti, poi via via gli altri. Cugini di primo e secondo grado, per esempio i nostri padrini, i loro figli, bastava allargare gli orizzonti per pensarci, tutte prime stones (pietre) della propria piramide.
E certo era giusto cominciare dai genitori, dai fratelli, dai propri zii, infatti il Faraone era sempre raffigurato al centro della sua famiglia. Poi però a seguire vedevi anche le schiere dei dignitari e collaboratori, cioè amici e parenti acquisiti, zii della fidanzata o i suoi nonni ad esempio, anch’essi chiamati a raccolta per essere avviati tutti alla felicità, ma non di un giorno. Quella che non finisce più, vera.Edificati così il primo e secondo livello, si sarebbe passati ai successivi, dove nostro compito sarebbe stato trasmettere il segreto della piramide al mondo intero, al popolo.
Il barista sotto casa, per esempio. O il tabaccaio.
Chi infatti non era chiamato dal Faraone a collaborare alla costruzione della sua Piramide? Ma non occorreva per questo mica pensare di ridurre nessuno in schiavitù, qui anzi ognuno aveva libertà di costruire la propria piramide, di riappropriarsi cioè del suo pezzetto di paradiso, ha detto il Coordinator.
Il Coordinator era bellissimo. Le donne erano entusiaste.
I suoi occhi erano azzurri.
Dal primo e secondo livello si sarebbe così passati a un terzo, un quarto, fino a un settimo, come tutti i filosofi, santi e alchimisti avevano detto (ricordate il settimo Cielo?) dove il Coordinator era giunto, e in cui l’attività sarebbe cessata, proprio come il Faraone, per cui tutti lavoravano per lui. Si poteva fare questo in quattro cinque anni, si poteva diventare tutti ricchi come faraoni, che qui corrisponde al Coordinator.Una percentuale delle vendite dei kit di ciascuno dei parenti, conoscenti e amici sotto di sé, impegnati a loro volta a costruire i livelli della propria piramide, allora sarebbe passata a te, e questo dal primo al sesto livello. Per un sistema infinito di piramidi in cui ognuno sarebbe potuto giungere alla felicità eterna - cioé un reddito annuo di circa 40.000 euro - proveniente dalle percentuali di vendita degli altri, a cui si era dato modo di accedere al meccanismo di Pyramid, e di cui potevano a loro volta godere dei frutti, grazie a te.
Se i cosiddetti schiavi una volta costruita la piramide venivano soppressi, noi siamo invece ben lieti che oggi, in democrazia essi si costruiscano la propria. Per trovarvi in cima felicità e amore, ha spiegato il Coordinator.
Eravamo tutti partecipi di un’enorme verità, ha detto, mostrando il kit.Non come prima, riservata a pochi.

Io allora quel giorno ripresi la metro pensando a Anna, a mio padre, che avevo sempre visto in vita sua bestemmiare e sgobbare da negro, e a mia madre, che ancora comprava dentifricio, shampoo e bagnoschiuma al casalinghi e altri prodotti che invece erano nel kit, come tutti i miei zii e cugini, come tutta l’umanità, senza approfittarne neppure per diventare adepto di primo livello, senza il desiderio di nessun paradiso, nessuna felicità, mentre se solo adesso avessero voluto col sistema pyramid

……………………………………………………………………

Fabio Zanello è nato a Roma, ha 39 anni, ha pubblicato racconti su riviste, un romanzo con Castelvecchi dal titolo Hanno rapito Gorbaciov (ma secondo me era a SanRemo), è collaboratore della rivista Erre!, e cura la collana di narrativa autoprodotta NoPress - ultimo titolo l’antologia di racconti Sforza Italia, con prefazione di Renzo Paris, presso la libreria Odradek di Roma.([email protected])




Tucker. Il caso del tubo miracoloso

di Roberto Giovannini
articolo apparso su Il Salvagente

Lo sbaglio più grosso di Mirco Eusebi, dicono in tanti, è stato quello di picchiare e maltrattare in modo esagerato i suoi "promoter" nel corso dei "corsi di formazione per manager" che Tucker - il multilevel che distribuiva i mitici tubi risparmia-energia - organizzava nel cascinale in Umbria. Se non avesse troppo calcato la mano con botte e umiliazioni ai danni dei malcapitati distributori, Eusebi non avrebbe avuto i problemi giudiziari che ha oggi, come il clamoroso arresto e l'accusa di violenza privata. Sarebbe finita come sono finiti in questi ultimi mesi altri schemi di distribuzione multilivello, a cominciare da Alphaclub e Crs Network: un sacco di polemiche, prese in giro sui giornali, irridenti servizi in televisione, un po' di seccature giudiziarie senza gravi conseguenze, e la solita lunga lista di "distributori" truffati e senza nessuna possibilità di recuperare i loro danari. Nel corso del viaggio nel mondo del multilevel e delle Catene di Sant'Antonio che chi scrive e Davide Orecchio ha tradotto nel libro "Piramide d'oro; Realtà e miti del multilevel marketing" (edito da Avverbi, 10 euro), di storie come quelle di Tucker ne abbiamo incontrate tante. E il meccanismo di base e l'apparato per così dire ideologico e iconografico fondamentalmente è sempre lo stesso. E funziona.

Primo, un imprenditore "carismatico", in grado di convincere e motivare anche i più dubbiosi col suo "magnetismo" nel corso di affollatissime "convention" in cui illustra il "Sogno" che renderà ricchi. Secondo, un prodotto "miracoloso", che "si vende da solo" grazie alle sue qualità eccezionali. Terzo, il sistema di distribuzione basato sulla rete e sul passaparola, che permette sulla carta anche ai più inesperti di guadagnare: vendendo il prodotto, ma anche e soprattutto grazie alle vendite effettuate dalle persone che a sua volta il promotore recluta. Servono sempre nuovi adepti: familiari, parenti, amici, colleghi. Quarto, il continuo ricorso alla "formazione", con sempre nuovi corsi da frequentare per salire la gerarchia della rete e per vendere di più, quasi sempre a pagamento. Quinto, una ideologia basata sulla ricchezza e sul successo come unico valore di riferimento, in cui la Rete (dal leader ai distributori che hanno appena iniziato) è vista come una via di mezzo tra una famiglia guidata da un Grande Padre, un partito bolscevico degli anni trenta col culto del Capo, una fede religiosa (meglio, una setta) guidata da un Pontefice Massimo infallibile. Una Rete che promette la ricchezza, certo, ma anche e soprattutto relazioni "forti"; in cui "fallisce" solo chi non crede nel Messaggio, e dubita. In cui se qualcosa va storto, è sempre colpa di (in ordine sparso): concorrenti invidiosi, poteri forti, magistratura, giornali e giornalisti, nemici della libera impresa, scettici oppositori mai costruttivi e dediti solo a demolire. E se tutto ciò ricorda un certo Presidente del Consiglio italiano, non è per niente - ma proprio per niente - un caso. Ed è più o meno la stessa anche la parabola di queste reti multilevel. Il lancio, il successo, la crescita impetuosa e i primi consistenti guadagni; il tentativo di consolidare il successo, conquistando credibilità. Poi i primi dubbi, le incertezze, e via lungo la china che conduce al crollo finale: qualche noia giudiziaria (ma non sempre) per gli ideatori, nessuna possibilità di recuperare un soldo per chi ha investito danaro, tempo e lavoro. Con l'eccezione, fin qui isolata, delle grandi catene multilevel americane, Amway ed Herbalife, che anche se non appaiono in ottima salute continuano a macinare vendite ed adesioni. Imprenditori carismatici sono ed erano Virgilio Degiovanni, il fondatore di Millionaire, Freedomland; Giorgio Mendella, che costruì un piccolo impero aziendale chiedendo "mutui" ai risparmiatori; Mark Hughes, l'inventore di Herbalife, morto per un cocktail di alcool e antidepressivi.

Prodotti miracolosi sono (o sembrano) i detersivi di Amway, i buoni sconto di Crs Network, le polizze assicurative e pensionistiche di Star Service International, il frappè che fa dimagrire e "riattiva i villi intestinali" di Herbalife, e naturalmente il tubone di Tucker, che riduce i consumi di carburante e azzera le emissioni inquinanti. La via per conquistare la credibilità, curiosamente è spesso stata il calcio: Mendella fu sul punto di comprare il Torino e la Fiorentina, Alphaclub sponsorizzò la Juventus, Tucker entrò nel lotto degli sponsor della Nazionale. Degiovanni si quotò sul mercato di Borsa, sempre Eusebi fece uscire articoli elogiativi su Panorama. Di "formazione" vivono, con i suoi corsi di "Firewalking", e SSI/Bayerische, che impone - all'insegna del motto "se non ti formi ti fermi" - i costosissimi "corsi Futus". Ai corsi di Firewalking, la gente va, pagando, ed esce contenta e "caricata"; Eusebi ha scelto un'altra strada, e adesso è nei guai. Certo è che in Italia fenomeni del genere si ripetono periodicamente, e non esiste di fatto una legge che tuteli in qualche modo consumatori, aderenti e cittadini. C'è chi sostiene che di fronte a casi come quello di CRS Network non c'è legge che tenga: chi consegna i suoi sudati risparmi a una società che promette di restituirli con un interesse del 275 per cento, forse, merita davvero di perdere tutto. E c'è anche chi dice che le tecniche di motivazione a cavallo tra setta e umiliazione ormai stanno diventando una prassi "normale" anche per le aziende convenzionali: in fondo, anche Enel e Telecom spediscono i propri manager in sperduti cascinali per "motivarsi e interagire come gruppo", e sempre più spesso anche ai lavoratori si chiede una "adesione alla mission d'impresa", se non vogliono guai...



LEGGE 17 agosto 2005, n. 173
Disciplina della vendita diretta a domicilio e tutela del consumatore
dalle forme di vendita piramidali. (GU n. 204 del 2-9-2005)
La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno
approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Promulga

la seguente legge:

ART. 1.
(Definizioni e ambito di applicazione della legge)

1. Al fini della presente legge si intendono:
a) per "vendita diretta a domicilio", la forma speciale di vendita al
dettaglio e di offerta di beni e servizi, di cui all'articolo 19 del
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, effettuate tramite la
raccolta di ordinativi di acquisto presso il domicilio del
consumatore finale o nei locali nei quali il consumatore si trova,
anche temporaneamente, per motivi personali, di lavoro, di studio, di
intrattenimento o di svago;
b) per "incaricato alla vendita diretta a domicilio", colui che, con
o senza vincolo di subordinazione, promuove, direttamente o
indirettamente, la raccolta di ordinativi di acquisto presso privati
consumatori per conto di imprese esercenti la vendita diretta a
domicilio;
c) per "impresa" o "imprese", l'impresa o le imprese esercenti la
vendita diretta a domicilio di cui alla lettera a).
2. Le disposizioni della presente legge, ad eccezione di quanto
previsto dagli articoli 5, 6 e 7, non si applicano alla offerta, alla
sottoscrizione e alla propaganda ai fini commerciali di:
a) prodotti e servizi finanziari;
b) prodotti e servizi assicurativi;
c) contratti per la costruzione, la vendita e la locazione di beni
immobili.
ART. 2.
(Esercizio dell'attivita' di vendita diretta a domicilio)

1. Alle attivita' di vendita diretta a domicilio di cui all'articolo
1, comma 1, lettera a), si applicano le disposizioni di cui agli
articoli 19, 20 e 22, commi 1 e 2, del decreto legislativo 31 marzo
1998, n. 114, nonche' le disposizioni vigenti in materia di
commercializzazione dei beni e dei servizi offerti.
ART. 3.
(Attivita' di incaricato alla vendita diretta a domicilio)

1. L'attivita' di incaricato alla vendita diretta a domicilio, con o
senza vincolo di subordinazione, e' soggetta all'obbligo del possesso
del tesserino di riconoscimento di cui all'articolo 19, commi 5 e 6,
del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e puo' essere svolta
da chi risulti in possesso dei requisiti di cui all'articolo 5, comma
2, del medesimo decreto legislativo.
2. L'attivita' di incaricato alla vendita diretta a domicilio senza
vincolo di subordinazione puo' essere esercitata come oggetto di una
obbligazione assunta con contratto di agenzia.
3. L'attivita' di incaricato alla vendita diretta a domicilio senza
vincolo di subordinazione puo' essere altresi' esercitata, senza
necessita' di stipulare un contratto di agenzia, da soggetti che
svolgono l'attivita' in maniera abituale, ancorche' non esclusiva, o
in maniera occasionale, purche' incaricati da una o piu' imprese.
4. La natura dell'attivita' di cui al comma 3 e' di carattere
occasionale sino al conseguimento di un reddito annuo, derivante da
tale attivita', non superiore a 5.000 euro.
5. Resta ferma la disciplina previdenziale recata dall'articolo 44,
comma 2, ultimo periodo, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269,
convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.
ART. 4.
(Disciplina del rapporto fra impresa affidante e incaricato alla
vendita diretta a domicilio. Compenso dell'incaricato)

1. All'incaricato alla vendita diretta a domicilio con vincolo di
subordinazione si applica il contratto collettivo nazionale di lavoro
applicato dall'impresa esercente la vendita diretta. All'incaricato
alla vendita diretta a domicilio senza vincolo di subordinazione di
cui all'articolo 3, comma 2, si applicano gli accordi economici
collettivi di settore.
2. Per l'incaricato alla vendita diretta a domicilio senza vincolo di
subordinazione di cui all'articolo 3, comma 3, l'incarico deve essere
provato per iscritto e puo' essere liberamente rinunciato, anche per
fatti concludenti con relativa presa d'atto dell'impresa affidante, o
revocato per iscritto tramite lettera raccomandata con avviso di
ricevimento o altro mezzo idoneo. L'atto di conferimento
dell'incarico deve contenere l'indicazione dei diritti e degli
obblighi di cui ai commi 3 e 6.
3. L'incaricato alla vendita diretta a domicilio senza vincolo di
subordinazione di cui all'articolo 3, comma 3, ha diritto di recedere
dall'incarico, senza obbligo di motivazione, inviando all'impresa
affidante una comunicazione, a mezzo di lettera raccomandata con
avviso di ricevimento, entro dieci giorni lavorativi dalla stipula
dell'atto scritto di cui al comma 2. In tale caso, l'incaricato e'
tenuto a restituire a sua cura e spese i beni e i materiali da
dimostrazione eventualmente acquistati e l'impresa, entro trenta
giorni dalla restituzione dei beni e dei materiali, rimborsa
all'incaricato le somme da questi eventualmente pagate. Il rimborso
e' subordinato all'integrita' dei beni e dei materiali restituiti.
4. Nei confronti dell'incaricato alla vendita diretta a domicilio non
puo' essere stabilito alcun obbligo di acquisto:
a) di un qualsiasi ammontare di materiali o di beni commercializzati
o distribuiti dall'impresa affidante, ad eccezione dei beni e dei
materiali da dimostrazione strumentali alla sua attivita' che per
tipologia e quantita' sono assimilabili ad un campionario;
b) di servizi forniti, direttamente o indirettamente, dall'impresa
affidante, non strettamente inerenti e necessari all'attivita'
commerciale in questione, e comunque non proporzionati al volume
dell'attivita' svolta.
5. Nel caso in cui l'incarico venga rinunciato o revocato, il
tesserino di riconoscimento di cui all'articolo 3, comma 1, e'
ritirato.
6. In aggiunta al diritto di recesso di cui al comma 3,
all'incaricato alla vendita diretta a domicilio e' in ogni caso
riconosciuto, in tutte le altre ipotesi di cessazione per qualsiasi
causa del rapporto con l'impresa affidante, il diritto di
restituzione e, entro trenta giorni, alla rifusione del prezzo
relativamente ai beni e ai materiali integri eventualmente posseduti
in misura non inferiore al 90 per cento del costo originario.
7. L'incaricato alla vendita diretta a domicilio deve attenersi alle
modalita' e alle condizioni generali di vendita stabilite
dall'impresa affidante. In caso contrario, egli e' responsabile dei
danni derivanti dalle condotte difformi da lui adottate rispetto alle
modalita' e alle condizioni di cui al primo periodo.
8. L'incaricato alla vendita diretta a domicilio non ha, salvo
espressa autorizzazione scritta, la facolta' di riscuotere il
corrispettivo degli ordinativi di acquisto che abbiano avuto regolare
esecuzione presso i privati consumatori ne' di concedere sconti o
dilazioni di pagamento.
9. Il compenso dell'incaricato alla vendita diretta a domicilio senza
vincolo di subordinazione e' costituito dalle provvigioni sugli
affari che, accettati, hanno avuto regolare esecuzione. La misura
delle provvigioni e le modalita' di corresponsione devono essere
stabilite per iscritto.
ART. 5.
(Divieto delle forme di vendita piramidali e di giochi o catene)

1. Sono vietate la promozione e la realizzazione di attivita' e di
strutture di vendita nelle quali l'incentivo economico primario dei
componenti la struttura si fonda sul mero reclutamento di nuovi
soggetti piuttosto che sulla loro capacita' di vendere o promuovere
la vendita di beni o servizi determinati direttamente o attraverso
altri componenti la struttura.
2. E' vietata, altresi', la promozione o l'organizzazione di tutte
quelle operazioni, quali giochi, piani di sviluppo, "catene di
Sant'Antonio", che configurano la possibilita' di guadagno attraverso
il puro e semplice reclutamento di altre persone e in cui il diritto
a reclutare si trasferisce all'infinito previo il pagamento di un
corrispettivo.
ART. 6.
(Elementi presuntivi)

1. Costituisce elemento presuntivo della sussistenza di una
operazione o di una struttura di vendita vietate ai sensi
dell'articolo 5 la ricorrenza di una delle seguenti circostanze:
a) l'eventuale obbligo del soggetto reclutato di acquistare
dall'impresa organizzatrice, ovvero da altro componente la struttura,
una rilevante quantita' di prodotti senza diritto di restituzione o
rifusione del prezzo relativamente ai beni ancora vendibili, in
misura non inferiore al 90 per cento del costo originario, nel caso
di mancata o parzialmente mancata vendita al pubblico;
b) l'eventuale obbligo del soggetto reclutato di corrispondere,
all'atto del reclutamento e comunque quale condizione per la
permanenza nell'organizzazione, all'impresa organizzatrice o ad altro
componente la struttura, una somma di denaro o titoli di credito o
altri valori mobiliari e benefici finanziari in genere di rilevante
entita' e in assenza di una reale controprestazione;
c) l'eventuale obbligo del soggetto reclutato di acquistare,
dall'impresa organizzatrice o da altro componente la struttura,
materiali, beni o servizi, ivi compresi materiali didattici e corsi
di formazione, non strettamente inerenti e necessari alla attivita'
commerciale in questione e comunque non proporzionati al volume
dell'attivita' svolta.
ART. 7.
(Sanzioni)

1. Salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, chiunque promuove
o realizza le attivita' o le strutture di vendita o le operazioni di
cui all'articolo 5, anche promuovendo iniziative di carattere
collettivo o inducendo uno o piu' soggetti ad aderire, associarsi o
affiliarsi alle organizzazioni od operazioni di cui al medesimo
articolo, e' punito con l'arresto da sei mesi ad un anno o con
l'ammenda da 100.000 euro a 600.000 euro.
2. Per le violazioni di cui al comma 1 si applica la sanzione
accessoria della pubblicazione del provvedimento con le modalita' di
cui all'articolo 36 del codice penale e della sua comunicazione alle
associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello
nazionale.
3. All'impresa che non rispetti le disposizioni di cui all'articolo
4, commi 2, 3, 5, 6 e 9, si applica una sanzione amministrativa
pecuniaria da 1.500 euro a 5.000 euro.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara' inserita
nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica
italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla
osservare come legge dello Stato.
Data a La Maddalena, addi' 17 agosto 2005

CIAMPI

Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Visto, il Guardasigilli: Castelli
view post Posted: 29/9/2006, 15:08 Free Energy Per Tutti! Progetto Forza Maggiore! - solo QUI --> Presentazioni pubblicità e SPAM
CITAZIONE (marcobuffetti @ 29/9/2006, 01:04)
Ciao! Sono venuto a conoscenza di un progetto molto importante. Si chiama Forza Maggiore. E' un apparecchio per la creazione illimitata di Free Energy:
"Il nostro apparecchio per la creazione di Free Energy non assomiglia ad alcuno di quelli che si possono trovare su Internet. E' unico nel suo genere e potrebbe
da solo risolvere il problema energetico dell'intero pianeta poiché la quantità di energia producibile con il nostro apparecchio non ha limiti e non richiede
alcuna fonte di energia esterna per farlo funzionare. Quel minimo di energia che consuma per produrre energia elettrica in quantità pressoché infinita,
infatti, viene creata meccanicamente all'interno dell'apparecchio stesso."
Per maggiori informazioni cliccare su: http://www.freeenergymax.com
Saluti,
Marco

QUESTO ANNUNCIO, CHE ABBIAMO APPENA CANCELLATO IN UN ALTRO FORUM,A NOSTRO AVVISO E' UNA TRUFFA, SIMILE A TANTE CHE SPESSO ARRIVANO PER POSTA ORDINARIA O PER EMAIL.
NON E' POSSIBILE PRODURRE ENERGIA DAL NULLA.
DIETRO QUESTO O ALTRI ANNUNCI SIMILI SI NASCONDONO INVECE MECCANISMI DI VENDITA PIRAMIDALE IN CUI IL GUADAGNO NASCE NON DA CIO' CHE SI VENDE OD OFFRE, MA SOLO DAL FARE ENTRARE NUOVI SOCI, I QUALI A LORO VOLTA GUADAGNANO SE RIESCONO A FARE ENTRARE ALTRI FESSI NELL'INGHIPPO, CHE LASCIA DUE SOLE ALTERNATIVE, O RIMETTERCI DENARO O RIUSCIRE A FARLO PERDERE AI PROPRI AMICI, PARENTI E CONOSCENTI. TALI TRUFFE, DETTE ANCHE PONZI GAMES DAL LORO INVENTORE ITALIANO, SONO PURE DA POCO VIETATE PENALMENTE CON UNA NORMA SPECIFICA.
A TORINO C'E' UN PROCESSO IN CORSO CONTRO UNA TRUFFA ANALOGA PERPETRATA DALL'ALPHA CLUB, CHE PER ALTRO ANCORA OSTINATAMENTE CONTINUA A FARSI PUBBLICITA' SUL WEB DICHIARANDOSI VITTIMA DEL "COMPLOTTO DEI BANCHIERI" PER IMPEDIRE LA LORO LEGITTIMA INIZIATIVA DI RIAPPROPRIAZIONE DEL DENARO DA PARTE DEI CITTADINI...
VIGILATE, E DIFFONDETE L'INFORMAZIONE TRA AMICI E PARENTI, IN MODO CHE QUALCUNO DI ESSI NON NE CADA VITTIMA !
QUESTI TRUFFATORI NON SI PREOCCUPANO DELLA ASSURDITA' PALESE DELLE LORO AFFERMAZIONI,PERCHE' SU NOVANTANOVE CHE LI MANDANO A QUEL PAESE, COSTORO TROVANO SEMPRE QUELL'UNO CHE ABBOCCA INGENUAMENTE...
INFATTI TENDENZIALMENTE OGNUNO DI NOI VUOLE CREDERE A CIO' CHE GLI FA PIU' PIACERE, E COSA C'E' DI PIU' BELLO DI CREDERE DI POTERSI ARRICCHIRE SENZA AVERE LAVORATO ?


Bacioni
Fulsere

Allego un brano sull'argomento.


http://www.piramidedoro.it/index.htm



Cos'è il multilevel marketing

Il multilevel marketing (mlm) è un genere particolare di vendita diretta. La vendita diretta è il commercio di beni e servizi proposto direttamente al consumatore: nelle case dei potenziali clienti o in quelle dei loro amici, negli uffici, dovunque, tranne che nei negozi. Il multilevel marketing fa parte di questo universo ma ha una peculiarità: mentre il "normale" venditore diretto si limita a procacciarsi compratori, il venditore di una rete multilivello procaccia clienti che possono diventare a loro volta venditori. Insomma: il venditore "normale" guadagna su ciò che riesce a vendere – più esattamente, sulla differenza tra prezzo all'ingrosso e costo al dettaglio dei prodotti che tratta. Il venditore multilevel, invece, ha una doppia remunerazione: riceve provvigioni sia sul prodotto direttamente venduto, sia sui prodotti venduti dai promotori che egli stesso ha arruolato – quindi, da tutto il ramo di venditori che ha creato nel tempo, la cosiddetta "downline". Non viene assunto dall'azienda di cui vende i prodotti e neppure ne è un rappresentante autonomo: si può definire piuttosto come una sorta di distributore/consumatore che, tramite l'esborso di una quota (grazie alla quale riceve un primo kit di vendita), acquista il diritto di commerciare i prodotti acquistati o i servizi utilizzati. La struttura cui assomiglia un sistema mlm, quindi, è quella di un albero: un organismo ramificato.
Secondo alcuni autori, il primo esempio di mlm risale al lontano 1934, quando William Casselberry e Lee Mytinger, due distributori di integratori dietetici Nutrilite (società dalla cui scissione ebbe vita nel 1959 Amway) iniziarono a vendere vitamine con il loro "programma C&M", coniato sulle iniziali dei loro cognomi.
Il multilevel marketing non è, in assoluto, "buono" o "cattivo". Ma da quando è nato ha sempre dovuto combattere con un’immagine negativa, dovuta a tre fattori.
Primo, molto spesso la vendita di prodotti conta poco rispetto al reclutamento di nuovi venditori, all’allargamento della rete; in questo caso il mlm assomiglia a una Catena di Sant’Antonio.
Secondo, quasi sempre le persone sono convinte ad aderire (e a svolgere un’attività lavorativa di vendita, che è impegnativa e non alla portata di tutti) sulla base di mirabolanti promesse di ricchezza e di successo. Ma secondo i dati delle stesse aziende, la gran parte delle persone guadagna redditi tra i 200 e i 300 euro al mese. Solo lo 0,01% giunge alla ricchezza promessa.
Terzo, il mondo del mlm utilizza tecniche di comunicazione e di coinvolgimento che spesso e volentieri assomigliano a quelle utilizzate da "sette" o movimenti religiosi-culturali: convention di massa in cui si canta e si applaude i carismatici leader delle reti, costosi corsi di formazione che si viene "invitati" a frequentare, un atteggiamento di ostilità verso chiunque abbia dubbi o critiche, l’obbligo di coinvolgere parenti e amici, "monetizzando" i rapporti personali ed affettivi.




Cosa sono le piramidi

Le piramidi finanziarie possono essere considerate - a seconda dei punti di vista - l'essenza del multilevel marketing oppure una sua degenerazione nefasta. Sulla carta, le finalità di multilivello e piramidi sono opposte: una rete di vendita mlm punta nel lungo periodo a costruire una solida posizione sul mercato e alla diffusione del bene o servizio distribuito. Una piramide è uno schema predatorio, dove il guadagno (per chi la organizza, e per pochi fortunati) non deriva dal movimento di prodotti o servizi, ma dal continuo afflusso di nuovi soci.
Le vittime, i potenziali nuovi membri della piramide vengono attratti con la promessa di guadagni incredibili, come il raddoppio o più del capitale investito nel giro di poco tempo, motivati con meccanismi confusi e mai chiaramente spiegati: garanzie scritte di banche, assicurazioni sul denaro investito, spiegazioni complesse circa la presenza nel meccanismo di grossi investitori, la possibilità per la ditta di scaricare le tasse, guadagni provenienti da vincite continue alle lotterie di Stato. E così via. In realtà, i danari versati dai "nuovi" servono soltanto a remunerare chi è collocato al vertice della piramide, e l'unica possibilità è sperare che sempre nuove persone aderiscano alla piramide sborsando danaro. Naturalmente, prima o poi le piramidi sono destinate a crollare: basta un momento di sfiducia, un passeggero ritardo nei pagamenti, e il continuo afflusso di capitali si interrompe. Per la stragrande maggioranza di chi sta nella "parte bassa" della piramide, non c'è nessuna speranza di recuperare il proprio incauto investimento.
La storia degli schemi piramidali è costellata di truffe e fallimenti finanziari che hanno danneggiato migliaia di persone. Tranelli in cui astuti faccendieri hanno attirato anime semplici, con la sirena di guadagni facili ed esorbitanti. Sogni milionari dai quali, però, i malcapitati di turno si sono risvegliati senza il becco di un quattrino. È una storia che inizia ottant'anni fa, negli Stati Uniti, e il protagonista è un italiano, Charles Ponzi, che può essere a buon diritto ritenuto il padre delle piramidi: l'antesignano di quelli che, in suo onore, sono definiti oggi i Ponzi Schemes.
Nato a Parma nel 1882, il giovane e ambizioso Carlo Ponzi emigrò in Canada nel 1903. Condannato per falsificazione di banconote, dieci giorni dopo la scarcerazione entrava negli Stati Uniti, per essere di nuovo condannato per contrabbando. Nel 1919 giunse a Boston, dove ben presto mise a punto un meccanismo innovativo per diventare ricchi. L'affare, sosteneva Ponzi, si basava sulla compravendita di buoni postali internazionali, che gli avrebbero garantito profitti del 400%. Per svolgere questa attività, chiedeva ai risparmiatori di affidargli i loro soldi per quarantacinque giorni, al termine dei quali avrebbe restituito il capitale maggiorato del 50%. Nel corso della primavera e fino all'estate del 1920, furono circa 10mila i bostoniani che decisero di dare fiducia a Ponzi, il quale riuscì ad accumulare 9 milioni e mezzo di dollari. Una cifra sbalorditiva per l'epoca, che trasformò l'ex carcerato in una vera e propria celebrità, in un mago della finanza, in un protagonista della vita della città. Con i danari raccolti, Ponzi comprò una splendida villa e, soprattutto, una quota della Hanover Trust Company, una banca locale. Naturalmente, l'affare dei buoni postali era inesistente, e gli investitori venivano (puntualmente, all'inizio) rimborsati con i danari provenienti da altri investitori. Poi, con un sangue freddo eccezionale, tenendo conto che l'intera struttura stava crollando sotto il proprio stesso peso, Ponzi ricorse ai fondi della banca. Tra il luglio e l'agosto del 1920, la "bolla finanziaria" scoppiò e venne alla luce la sottrazione di risorse alla banca: un buco di sei milioni di dollari nei confronti dei risparmiatori. Subito dopo, l'arresto e la condanna per frode postale a dieci anni.
Una saga, quella di Charles Ponzi, che non finisce qui: non appena rilasciato, scappò in Florida, dove lanciò un nuovo schema piramidale legato a terreni "edificabili" che in realtà erano vere e proprie paludi. Seguirono lunghe battaglie legali, altre condanne, una deportazione in Italia e un nuovo trasferimento oltreoceano, in Brasile. La carriera dell'inventore delle piramidi finanziarie si chiuse nel 1949, in un ospedale per poveri di Rio de Janeiro.




Cosa sono le catene
di Sant'Antonio

"Non è una truffa: esiste la possibilità di arricchirti con un semplicissimo scambio di messaggi via Rete!! Rasmus Lino è un ragazzo danese che ha incassato in 5 mesi la bella cifra di £ 64.700.000.000!!!!!!! Una notizia del genere non passa inosservata!!!! Se vuoi sapere come ha fatto questo simpatico giovanotto ad arricchirsi così in fretta, eccoti le spiegazioni, ma prima di tutto sappi: non mi interessa stare qui a convincerti sulla bontà o meno di questo metodo. Io appena l’ho appreso ho deciso di provarci!! Questa catena si differenzia dalle altre per la sua potenzialità di guadagno, con un ingresso pari al costo di dieci caffè".
Questa che avete appena letto è la più classica (e forse la più diffusa) catena di Sant’Antonio. Probabilmente, chiunque abbia navigato in Internet almeno una volta ha letto messaggi simili a questo. Nella sua semplicità, la storia di Rasmus Lino, il "simpatico giovanotto" che in cinque mesi ha guadagnato quasi 65 miliardi di vecchie lire, è un perfetto esempio di quello che i manuali chiamano "chain letter". Si tratta dell’evoluzione tecnologica, via Internet, della tradizionale catena di Sant’Antonio postale. Negli anni Ottanta, invece, soprattutto nelle grandi città italiane si era diffusa una versione "diretta" della chain letter: il cosiddetto "aeroplano" o "elicottero". Si investiva un milione e se ne riceveva in regalo un altro: l’importante era trovare sempre qualche nuovo passeggero da infilare nella "lista d’attesa" del volo milionario. Ma alla fine gli ultimi, o i più sfortunati, restavano immancabilmente a terra. La rete si espandeva per via amicale o nel corso di incontri pubblici. Nel momento di massimo fulgore, centinaia di persone si incontravano in maxifeste in cui l’aeroplano completava l’equipaggio moltissime volte, consentendo ricchi guadagni.
In ogni caso la sostanza non cambia. Nella chain letter, il reclutatore spedisce ai potenziali iscritti una lettera con una lista di nomi, compreso il suo, indicato all’ultima posizione della lista. Ai reclutati si chiede di spedire del danaro (in genere somme modeste) alle persone indicate nella lista (a volte, soltanto alla persona situata nella posizione di testa, ovvero in cima alla piramide). Dovranno poi copiare la lettera e cancellare la persona posta in cima alla piramide, facendo salire di una posizione tutti gli altri, e inserendo il proprio nome e indirizzo all’ultima posizione della lista. E, va da sé, spedire in giro la lettera, cercando nuove persone da reclutare.
Com’è ovvio, in questo schema si guadagna solo estendendo la rete, trovando nuovi iscritti in grado a loro volta di trovare sempre nuovi iscritti. Sulla carta, ciascuno dei reclutati dovrebbe riuscire a giungere in cima alle molte milioni di liste di nomi in circolazione, e dunque a incassare (come Rasmus Lino) miliardi e miliardi. Nei fatti, la stragrande maggioranza degli aderenti non riceverà nulla, e una piccola minoranza riceverà somme modeste. Sapete perché? Primo, perché ciascuno dei destinatari di ogni lettera può arrestare la catena, impedendo così a tutti coloro che sono nella "sua" lista di ricevere i pagamenti attesi. Secondo, perché anche se tutti fossero sul serio intenzionati a far proseguire la catena, per funzionare il sistema dovrebbe poter contare su una popolazione infinita e un mercato illimitato. Di livello in livello, infatti, se ciascuno deve trovare cinque nuovi partecipanti per rientrare dalle spese (cosa che cercheranno a loro volta di fare i nuovi aderenti), nel giro di pochi passaggi, per i ben noti meccanismi della progressione matematica, si supera l’attuale popolazione del pianeta Terra, compresi bambini e ultracentenari.




Degiovanni: Freedomland e I@T

L'avventura in Borsa di Virgilio Degiovanni potrebbe finire come altre sue imprese: bene per lui – forse benissimo, con molti euro sul conto in banca – e forse con qualche fastidio legale. Male per molti: soprattutto per quelli che hanno comprato a 105 euro l'una le azioni di Freedomland, l'azienda da lui inventata e lanciata in Borsa. Oppure, altra possibilità, il castello di carta potrebbe crollare. I magistrati che hanno avviato l'indagine sul suo operato potrebbero incaponirsi e insistere.
Nessuno è in grado di dire come finirà questa storia. Si sa: nel magico mondo della finanza la differenza tra l'abile uomo d'impresa e il sofisticato confidence man, l'astuto truffatore in grado di conquistare la fiducia delle sue "vittime", non sempre è così evidente. Non è la prima volta che, nelle sue varie forme, il multilevel marketing viene utilizzato nel mondo della finanza. Ma è la prima volta che questo avviene in modo organizzato nel nostro paese, in un gran frullato che mette insieme Internet, la new economy, i santuari della Borsa, lo spirito imprenditoriale, la voglia di fare soldi presto e facilmente. Ed è anche la prima volta che, allungandosi, la catena multilevel fa diventare i consumatori, oltre che distributori, anche azionisti e finanziatori di un'impresa – la quale, a oggi, ha prodotto soltanto carta senza valore né prospettive.
Imprenditore rampante, aggressivo, spontaneo e calcolatore, il trentaseienne Virgilio Degiovanni ha cavalcato questi anni ruggenti arrivando ad accumulare un credito che sbalordisce. Partito se non dal nulla da molto poco, passato da un affare più o meno chiaro e redditizio all'altro, Degio (così ama farsi chiamare, così lo chiamano in tanti) nel corso del 2000 è riuscito a farsi dare retta da molti "grandi", o presunti tali, della piazza finanziaria milanese. O a metterli nel sacco, a seconda dei punti di vista. Banche d'affari come Banca Leonardo; Borsa Italiana, la società che gestisce Piazza Affari; la Consob, la Commissione che controlla il mercato finanziario: tutti hanno collaborato (o non ostacolato) per mandare in porto la quotazione di Freedomland: una società che oggi non ha fatturato, non ha dipendenti, non produce o lavora, non ha nulla se non i residui in cassa (197 milioni di euro) dei proventi della quotazione.
Degio, così lo chiamano, è il "profeta" del "network marketing", l'inventore dello schema Millionaire e il leader della rete di distribuzione multilivello I@T, le cui legioni esaltava in monumentali convention nei Palasport. Con la quotazione in Borsa di Freedomland (una scatolina che doveva permettere di navigare su Internet utilizzando la normale televisione, distribuita in multilevel proprio dalla rete di I@T), Degiovanni ha sapientemente sfruttato il boom della "net economy" dell'ormai lontano 2000, rastrellando ingenti capitali. Ben presto, però, Freedomland si è rivelata un flop, con pochissimi clienti. Ed il 5 ottobre 2000 il colpo di scena: secondo i magistrati, delle decine di migliaia di clienti dichiarati per attirare i risparmiatori e collocare le azioni, circa il 20% sarebbero stati inventati. Ancora, per i giudici Degio avrebbe venduto irregolarmente pacchetti di azioni ai "consulenti" I@T. Una vicenda che potrebbe presto finire in tribunale con serie conseguenze per Degiovanni, a meno di un patteggiamento e cospicui rimborsi ai malcapitati. Una storia ancora aperta, ricca di colpi di scena, segnata dal gravissimo incidente motociclistico dell'agosto 2001, che per 16 giorni ha visto Degiovanni in coma. Oggi sta meglio, recupera gradualmente, ma cerca di sfuggire al processo dichiarando di non essere in condizione di sopportarlo.
Sarebbe l'ennesima beffa, da parte di un antieroe borghese che sembra davvero uscire dalle pagine della Comédie humaine di Honoré de Balzac. Chissà se riuscirà a tirarsi fuori da questo pasticcio. Chissà se potrà davvero dedicarsi alla prossima sfida del network marketing – progetto al quale, spiega, sta lavorando alacremente da mesi, presentata di fronte al gruppo dirigente di I@T tra aprile e maggio 2002. Sarà, scrive Degio, "una Soluzione capace di cambiare la vita per sempre a tutti coloro che ci hanno creduto". Sarà "una Soluzione Globale capace di portarci ovunque, in questo Universo sconfinato della new economy". Sarà "il Progetto che può portarci al di là dei nostri Sogni".




Amway e Herbalife

Sono le due aziende più importanti e serie, o che provano ad essere serie, dell'universo mlm. Nascono entrambe negli Usa, ma ormai sono delle vere e proprie multinazionali con fatturati "di peso".

Amway afferma di aver fatturato nel 1999 circa 5 miliardi di dollari e distribuisce più di 450 prodotti con il proprio marchio. All’inizio della sua attività vendeva solo un detergente multiuso per la casa, l’ormai mitico “l.o.c.”. Oggi confeziona e commercializza, mediante vendita diretta multilivello, numerosi prodotti di largo consumo. Oltre ai detergenti tratta anche cosmetici, casalinghi e integratori alimentari, oltre a distribuire prodotti di altre marche (orologi, elettrodomestici, gioielli, e così via). La vendita dei prodotti Amway non appare, secondo molte analisi, un grandissimo affare per chi vi s’impegna. Intanto, c’è un vero e proprio abisso nei guadagni tra la base e il vertice dell’organizzazione. Per un ristretto numero di “re dei venditori”, che arrivano a guadagnare miliardi al top della struttura, ci sono migliaia e migliaia di incaricati che neanche coprono le spese. Secondo dati del 1996, in media i distributori Amway guadagnavano 88 dollari al mese, non considerando le spese per acquisti dei prodotti. Per i distributori americani di maggiore successo, la vera fonte di profitto non è tanto la vendita dei prodotti, quanto la formazione, intesa come motivazione dei venditori, come costruzione di una vera e propria fede nell’azienda e in se stessi, nella propria capacità di vendere. Tra riunioni formative, meeting e assemblee, acquisto di materiali (manuali, videocassette e così via), se ne vanno non pochi soldi.
Il fenomeno Herbalife esplode in Italia all’inizio degli anni Novanta. Allora era facilissimo trovare volantini pubblicitari di questa rete multilevel, o essere contattati dai venditori dei suoi prodotti dietetici. Lo slogan, semplice e di grande effetto, era: “Vuoi dimagrire? Chiedimi come”, seguito da un numero di telefono del distributore. Ancora oggi, Herbalife opera in modo massiccio nel nostro paese, anche se preferisce dare di sé l’immagine di una “normale” società di commercializzazione di integratori alimentari e cosmetici. Non pone mai particolare enfasi sul suo modello di marketing multilivello e sugli aspetti più pittoreschi, come le convention entusiastiche o le qualifiche dai nomi curiosi, che pure sono una realtà. Herbalife nasce nel 1980, negli Stati Uniti. Vende prodotti nutrizionali, dietetici e cosmetici, è quotata al Nasdaq, e nel 2000 ha raggiunto un volume di vendita di 1,8 miliardi di dollari. Fondatore e presidente della società è stato Mark Hughes, morto a soli 44 anni nel maggio del 2000, per un blocco respiratorio causato da un eccesso di alcool e antidepressivi. Dopo una rapida espansione iniziale, alla metà degli anni Ottanta Herbalife dovette fare i conti con pesanti problemi legali. La Food and Drug Administration (l’organismo federale americano incaricato di controllare il mercato dei medicinali e proteggere il consumatore) e la Procura Generale dello Stato della California contestarono sia i metodi di distribuzione multilivello, sia le asserzioni sulle proprietà dei prodotti Herbalife – che sarebbero stati in grado di far perdere decine di chili senza colpo ferire, oltre che di curare e guarire ogni sorta di malattia. Dopo un lungo braccio di ferro legale, nell’ottobre del 1986 Hughes ed Herbalife accettarono di pagare una penale di ben 850mila dollari, pur di chiudere la vertenza.



Ssi, Crs, Alpha Club

Ssi
Di norma, quando il meccanismo mlm viene utilizzato per la diffusione di prodotti assicurativi o finanziari, si ha a che fare con una piramide o uno schema Ponzi. Dall’inizio degli anni Novanta, tuttavia, molte compagnie assicuratrici importanti e di fama hanno utilizzato reti multilevel per la vendita di polizze previdenziali. Il caso di maggior successo è quello della Bayerische Assicurazioni, società tra le più note nel settore vita, controllata dalla tedesca Bayerische Beamten
Versicherung (Bbv), che dal 1992 diffonde polizze attraverso la rete messa a disposizione dalla Star Service International Holding AG: la Ssi, appunto il nostro caso. Il vero affare di chi lavora in Ssi, però, non è la vendita di polizze bensì l’espansione della rete multilevel. Il meccanismo è questo: vendere polizze per 21 milioni dà diritto a ricevere una provvigione di 2,4 milioni di lire, e la qualifica di “Primo Livello”. Una volta Primo Livello, non ha senso diffondere altre polizze, ma si deve piuttosto puntare a diventare “Strucky” (questo il nome con cui si designa l’upline, cioè il superiore in struttura), trovare nuovi collaboratori e costruire una propria rete. A quel punto, attraverso un complicato meccanismo di “unità prodotte” e di “coefficienti”, si avrà diritto a una “differenza imprenditoriale”, e a percepire una provvigione più alta, legata alla produzione della propria downline. Se la squadra vende (complessivamente) per 21 milioni, si diventa Secondo Livello; se vende 70 milioni, si diventa Terzo Livello e si guadagna di più. Si arriva al Decimo Livello, poi si va da B1 a B10, fino ad arrivare al vertice della gerarchia, da Alto 1 ad Alto 5. Gli eventuali scatti di carriera si verificano ogni trimestre. Insomma, il problema è trovare sempre nuovi aderenti, a cominciare da amici e parenti, con la scusa di “dare un’opportunità a una persona cara”. L’obiettivo, non lo si dimentichi, è quello di riuscire a far parte di quel “5 per cento di persone, come da statistiche, che diventa ricco”.

Crs
Che per il loro network ci fossero problemi – e anche molto seri – i consulenti di Consumer Recreation Service International Network Spa se n’erano cominciati ad accorgere già da qualche mese. Da tempo i pagamenti delle provvigioni non arrivavano più con continuità, né tantomeno i clienti ricevevano i loro “Buoni Promoshopping”. Ma ecco che un giorno di novembre 2001, in una sede della società si presenta Enrico Lucci, uno degli “uomini in nero” del popolare programma televisivo di Italia Uno, Le Iene. Il servizio va in onda il 29 novembre. Pochi giorni dopo, il 12 dicembre, il silenzio imbarazzato del presidente di Crs Roberto Mosca, di fronte alle incalzanti domande che Piero Marrazzo gli rivolge nella trasmissione Mi manda Raitre, mette il sigillo finale sulla vicenda di Crs, uno schema multilevel che (nonostante le molte promesse di rimborso di crediti e provvigioni) appare ormai definitivamente franato, con un crack che secondo alcuni osservatori ammonta a diverse centinaia di miliardi di lire. Dal punto di vista teorico Crs Network poteva essere definito uno schema mlm molto simile al classico modello del Ponzi Scheme: una piramide finanziaria, in cui le somme versate dagli ultimi arrivati vengono utilizzate per remunerare i precedenti aderenti. Su questa struttura di base decisamente semplice, Crs e i suoi fondatori (Roberto Mosca, Pierluigi Imperatore, Andrea De Sisti e Stefano Ferretti) avevano costruito una complessa impalcatura, con importi da pagare subito e buoni acquisto di valore maggiorato concessi successivamente, spendibili entro un certo numero di mesi per acquistare, con significativi sconti, benzina, ricariche telefoniche, viaggi, vacanze, case in multiproprietà, prodotti di supermercato.

Alpha Club, ovvero il diritto di buttar via i propri soldi
Uno degli aspetti più curiosi delle reti piramidali è che, nonostante si tratti di meccanismi in fondo già visti e rivisti, non mancano mai gli audaci imprenditori, in grado di costruire strutture che palesemente lasciano a desiderare sul versante della legalità, né le migliaia di ingenui facilmente attirati dal miraggio della ricchezza. È la storia di Alpha Club, una società con sede a Torino che nel giro di pochi mesi ha conquistato la fiducia di 60mila persone, disposte a versare 7 milioni e 200mila lire per poter accedere ai servizi, a tariffe scontate, di un club internazionale di viaggi e vacanze. Ma soprattutto, persuase dalla possibilità di raccogliere altre adesioni e di ricevere, così, una remunerazione per l’attività di espansione della piramide. Evidentemente l’attività turistica non rappresentava che una copertura della vera attività, cioè il reclutamento di membri del network e l’estensione della piramide. Fino all'inevitabile crollo.




Giorgio Mendella

Giorgio Mendella controllava un network televisivo nazionale (Retemia), e per pochissimo non è riuscito a diventare presidente della Fiorentina o del Torino Calcio. Chissà, avrebbe forse potuto seguire le orme di altri (e più fortunati) imprenditori, proprietari di televisioni e con la passione per il pallone. Il “telefinanziere” con base a Viareggio era un vero imbonitore, un persuasore catodico talentuoso, un uomo capace di parlare per ore e ore con un tono pacato e suggestivo, di vendere prodotti, prestiti, case o satelliti senza perdere per un solo momento tensione e vis affabulatoria. Nel suo campo un vero maestro, un grande personaggio. Tra il 1980 e il 1990 Mendella riuscì a costruire una vera e propria holding, la Intermercato, con un giro d’affari ipotizzato in circa 250 miliardi e una galassia di società controllate. Il gioiello era l’emittente televisiva Retemia; c’erano poi Primomercato, Capitalfinanziaria, Domovideo (che commercializzava videocassette), Finversilia, Publimercato ’90, Interco e il Viareggio Calcio. L’attività principale di Mendella era la raccolta di risparmio (si arrivò a circa 14mila investitori) dai telespettatori di Retemia, promettendo interessi dal 25 al 29% mensili; inizialmente sotto forma di mutui, successivamente in cambio dell’acquisto di azioni. Il gruppo aveva anche avviato un’attività immobiliare in Romania, con l’intenzione di costruire circa 15mila appartamenti (prevenduti in tv) sulla costa del Mar Nero, e un centro commerciale a Bucarest. Con i soldi accumulati, nel 1988 Mendella aveva addirittura acquistato una banca, il Banco di Tricesimo, che avrebbe dovuto diventare la “banca del gruppo”. Voleva anche comprare Odeon Tv, Telemontecarlo, una squadra di calcio. Infine, il sogno: l’acquisto e il lancio di Primosat, un satellite in orbita intorno alla Terra da cui diffondere sul pianeta il segnale di Retemia. A contorno, le solite convention con migliaia di persone allo Stadio dei Pini di Viareggio a osannarlo, il coinvolgimento come azionisti-testimonial di celebrità come Ugo Tognazzi, Michele Placido, Gina Lollobrigida, Gino Bartali.
Mendella stava per farcela. Di solito, i Ponzi Schemes crollano perché non riescono più a pagare gli investitori. Intermercato invece è crollato perché la Consob e la Borsa, il 25 giugno 1990, decisero di sospendere la vendita delle sue azioni, rilevando una palese violazione della legge n. 216 del 1974 che regola la sollecitazione del risparmio: il primo di una lunga lista di provvedimenti e rilievi. Nel 1999 il Tribunale di Lucca ha condannato Mendella a nove anni di reclusione per bancarotta fraudolenta.




Nazioni sul lastrico

Le piramidi e i Ponzi schemes non hanno travolto solo piccoli risparmiatori ma anche intere nazioni e comunità. In particolare nell'Est europeo, all'inizio degli anni 90, dopo il crollo del socialismo reale e con milioni di persone ridotte in miseria.

L'Albania in ginocchio
Quanto accadde in Albania nel 1997 ebbe conseguenze dirette anche nel nostro paese. Una vicenda che rievoca freschi ricordi: un’intera nazione truffata da una serie di Ponzi Schemes, mezzo milione di famiglie albanesi (ossia un risparmiatore su due) che arrivarono a investire quasi un miliardo di dollari in finanziarie-truffa. Per farsi un’idea delle proporzioni, basti pensare che l’intero prodotto interno lordo albanese ammontava a circa tre miliardi di dollari. Le società finanziarie promettevano interessi inauditi (dal 10 al 25% al mese), ed erano collegate o “coperte” dal potere politico di allora. Le cinque principali piramidi (Vefa Holding, Gjallica, Sudja, Kamberi e Populli-Xhaferri) avrebbero coinvolto direttamente 225mila clienti, cumulando un debito pari a quasi 2 miliardi di dollari, a fronte di un valore patrimoniale di poco superiore ai 650 milioni di dollari.3 Quando le finanziarie fallirono, l’intera Albania andò in bancarotta. Venne prosciugato soprattutto il risparmio degli emigrati, la linfa dell’economia nazionale.

Il caso Romania
Quello albanese non è stato il primo episodio. Qualcosa di molto simile era avvenuto nella Romania del dopo Ceausescu. Le analogie tra le due vicende, che hanno accomunato paesi appena usciti dalla lunga notte del socialismo reale, non sono poche. In sostanza, una sbornia di capitalismo e denaro in luoghi dove la povertà era tutto tranne che una metafora. In Romania per l’appunto, nella città transilvana di Cluj, il contabile Ion Stoica fondò nel 1992 la finanziaria Caritas, che prometteva di restituire dopo novanta giorni le somme prestate moltiplicate per otto grazie a una formula “magica”. Stoica si faceva chiamare “Messia”, dichiarava che la Caritas avrebbe aiutato i rumeni ad affrontare la transizione dall’economia pianificata al libero mercato, e i rumeni si fidarono di lui. Sulle prime, infatti, l’operazione fu un successo: la gente arrivava a frotte da ogni angolo del paese (ma anche dall’Ungheria, dalla Moldavia, dall’Ucraina) per affidare i propri risparmi a Stoica. Nel novembre del 1993 il New York Times scrisse che, secondo le analisi di alcuni economisti, la Caritas aveva raccolto quasi cinque miliardi di dollari. Parola di Stoica: “Se il gioco dovesse crollare, ogni giocatore avrà almeno la metà del suo investimento”. Ma le cose non andarono così. Quando i sottoscrittori diminuirono, la catena si interruppe mandando in rovina, nel 1994, circa quattro milioni di persone. Stoica, che aveva raccolto una cifra pari a 1.500 miliardi di lire, fu arrestato

Il caso serbo della Dafiment Bank
Si è capito che gli schemi piramidali sono il sistema più efficace per carpire soldi in fretta al più vasto numero di gente possibile. Non a caso vi fece ricorso anche Slobodan Milosevic, ex presidente della repubblica jugoslava, attualmente consegnato dal suo paese al Tribunale Internazionale dell’Aja. Alle responsabilità nel genocidio balcanico Milosevic aggiunse la spoliazione sistematica delle risorse economiche del suo paese e dei suoi concittadini. E finché ebbe il potere in mano non smise di farlo. Una banca truffaldina, quella della signora Dafina Milanovic fu lo strumento con cui Slobodan Milosevic raggirò il suo popolo. All’inizio degli anni Novanta il governo serbo era alla spasmodica ricerca di liquidi, e arrivò anche a congelare i conti correnti bancari dei risparmiatori. Per tutta risposta, i serbi ritirarono i risparmi dalle banche di Stato. Fu a quel punto che Milosevic e i suoi si misero a cercare un nuovo sistema per raccogliere fondi. E lo trovarono nella Dafiment Bank. Attirate dai tassi di interesse stratosferici promessi (oltre il 18% mensile), decine di migliaia di persone affidarono i loro risparmi all’istituto di credito, arrivando anche a vendersi casa per investire più risorse. Con quei soldi, Milosevic finanziò la guerra in Croazia e in Bosnia, mentre gli interessi (finché vennero regolarmente pagati) garantirono la pace sociale. Circa 4 miliardi di marchi tedeschi (4mila miliardi di lire) passarono per le casse della banca. Dafina disperse questi soldi tra i leader politici dei serbi di Croazia e di Bosnia, oltre che nelle casse di Milosevic. Con i fondi di Dafiment venne costruito, si dice, un campo d’addestramento in Croazia orientale gestito da Zeljko Raznjatovic, il sanguinario “comandante Arkan”, ora passato a miglior vita dopo un misterioso attentato. Ma quando la piramide cominciò a vacillare, la sorte dei risparmiatori cambiò. I fondi versati nelle casse della banca, infatti, erano stati tutti trasferiti all’estero o ridistribuiti tra gli accoliti di Milosevic. Alle prime avvisaglie della catastrofe la gente cominciò ad affollarsi davanti alle filiali per tentare di riscattare i soldi investiti, allungandosi (inutilmente) in file di chilometri. La banca, indebitata per centinaia di miliardi, nei primi mesi del 1992 collassò.




Frasi da non perdere

Il suo mito è certamente Silvio Berlusconi. Certi, da piccoli, sognavano di essere Sylvester Stallone, lui sognava di essere come il Berlusca. E, per la verità, un po' gli somiglia. In almeno un paio di cose. Ha la stessa pelata in testa. E la stessa, se non superiore, a volte, parlantina sciolta. Virgilio Degiovanni, come il Berlusconi, è veramente uno che potrebbe vendere gelati al Polo Nord e termocoperte in Africa. O automobili all'Avvocato Agnelli. Sono dei tipi fatti così: venditori nati, tipi ai quali la massaia di Melzo o il geometra di Parma non sanno resistere. Incontrarli e mettere mano al portafoglio per comprare qualcosa è la stessa cosa. Infine, se vogliamo, del capo di Forza Italia ha anche la determinazione, la voglia di successo, la grinta che spiana tutto e che lo porta comunque avanti, avanti, sempre più avanti. E, se proprio vogliamo abbondare, di Berlusconi ha anche lo stesso atteggiamento nei confronti dei magistrati. Di fronte alle prime contestazioni è andato in televisione e, fermo, deciso, spavaldo, ha detto: tutte bugie, equivoci, qui tutto è a posto, temo che qualcuno voglia sollevare un polverone per portarmi via l'azienda, ma non sarà così facile.
Giuseppe Turani, "Affari & Finanza", la Repubblica, 9 ottobre 2000.

Quando ero più piccolo, avevo un sogno: guadagnare dieci milioni al mese. Ma con I&T ne ho presi molti di più e sono super contento. Tra qualche settimana forse vado dal concessionario e mi ordino la Mercedes Slk Kompressor. Quando penso agli anni scorsi e a come li ho passati mi dico: non è possibile! È un sogno? (e a volte mi commuovo). Invece no, è tutto vero, e tutto grazie alla grande squadra che ho, sotto e sopra, tutti straordinari. Mi sono talmente incazzato con chi parlava male dell'azienda! A un'azienda che cambia la vita delle persone non bisogna gettare colpe sulle spalle, si deve solo esaltarla. Tutto qui.
Intervento di un Advisor I@T, apparso sul newsgroup it.lavoro.mlm, marzo 2000.

Io ci potrei scrivere un libro o giù di lì, ma sarebbe la cronaca di un fallimento. Lasciando da parte il Degio con cui ci ho rimesso una cinquantina di milioni tra Millionaire e Freedomland, l'ultima menzogna è stata quella dell'ultimo meeting di Milano in cui ha giurato e spergiurato e promesso che avrebbe riconosciuto a chi l'aveva aiutato ad aprire il mercato spagnolo le stock option, ma se adesso si è dimesso da Freedomland è la volta buona che non rivedrò nemmeno quei 4 soldi in carta straccia (leggi azioni Freedomland), promessi. Da Degio è naturale comprare promesse con soldi sonanti e avere indietro un bel c...o, poi quelli che non guadagnano mollano e così non disturbano neppure quelli nuovi che abboccano. Poi ho provato un Network di distribuzione di ricambi e accessori per cellulari, sono entrato a ottobre e il 31 dicembre ha chiuso avvisando solo gli upline, i quali in molti casi non si sono ricordati di passare parola; risultato, io ero ancora in giro per l'Italia come un pirla il 2 di gennaio a cercare nuovi distributori mentre il network era già cadavere. Poi ho provato una azienda distributrice di prodotti naturali, su Milano non attaccano, hanno un anticellulite ottimo e come azienda non fanno neanche problemi se vuoi vendere i loro prodotti on line, ho messo in piedi un negozietto on line ma i primi ordini arrivati hanno avuto dei problemi col carrello elettronico e quindi gli ordini non sono andati a buon fine, da allora nonostante il contatore continui a darmi un certo numero di visite durante la settimana e il carrello elettronico sia stato sistemato, non hanno ordinato più niente, io ho cancellato la partita Iva che avevo aperto per il business e quando scadrà la promozione rinuncerò anche al carrello elettronico e al pagamento on line con carta di credito e forse lascerò le pagine come pubblicità. In questo Network ho ben due distributrici, una a Roma e una in Sardegna e io sono di Milano, hai voglia di come le posso seguire, potrei prendere una percentuale su quello che distribuiscono se facessi un ordine mensile di almeno centomila lire. Questo vuol dire che se andasse tutto bene guadagnerei trentamila lire al mese. Devo dire che se non fosse per il problema di trovare distributori questo network sarebbe una bomba. Ero entrato in un altro network con base a Roma che distribuisce prodotti a base di aloe vera, ho trovato un sito su Internet che parlava di questi prodotti che era già stato copiato almeno altre quattro volte e ho pensato di copiarlo anch'io. Dopo un paio di mesi sono stato contattato da un potenziale cliente che insisteva di voler venire personalmente a casa mia a ritirare il prodotto che gli serviva, e quando poi è venuto si è palesato per il proprietario del sito che avevo copiato e mi ha minacciato di denunce se non chiudevo il mio sito, pensare che avevo fatto i salti mortali per procurargli quanto mi aveva richiesto. Cosa dire, mi ha demotivato anche questa. […] Bisogna essere troppo figli di puttana per riuscire a farci dei soldi o bisogna avere c..., come si dice dalle mie parti. Mi sono fatto un po' di corsi di Feng Shui, sto praticando Tai Chi e Chi Kung, il venerdì sera seguo un corso di massaggio cinese Tui Na e sogno di diventare un guaritore […]. Sono sempre dell'idea che sarebbe meglio fare una raccolta di soldi per fare eliminare fisicamente il Degio, così non fa più danni".
Intervento di un ex Advisor I@T, apparso sul newsgroup it.lavoro.mlm, nel gennaio 2001.

Malanni sui quali può agire positivamente il prodotto "Formula 1" di Herbalife: artrite, alterazione della pelle, lupus, sclerosi multipla, colesterolo alto, pressione alta, problemi cardiovascolari, trattamenti farmacologici, innalzamento del sistema immunitario, tumori, "purificazione interna sistema digestivo", ulcera, disfunzioni renali, asma, problemi respiratori, tosse cronica, problemi da fumo, infezioni, allergie, perdita capelli, unghie fragili, controllo e perdita peso, riduzione cellulite, gravidanza e allattamento, "salute maschile", menopausa, stanchezza cronica, depressione, sbalzi d'umore, vista migliore e salute degli occhi, prontezza mentale, aumento di peso, controllo dello stress, "programma disintossicante purificazione con le erbe", salute del cuore.
Testo di un volantino appeso qualche tempo fa sui muri di una cittadina marina della Sicilia occidentale

"Essere leali significa non tradire la fiducia di coloro che ci guidano […] e soprattutto dimostrare una disponibilità assoluta nei confronti dell'Azienda e saper rispondere quando ci chiama".
Cristofoletti N.H., "La lealtà, più che una qualità un modus vivendi", Ssi News, dicembre 2000, p. 8.

Caso Alphaclub, la confessione di un truffato: "Sono andato con mia moglie. La giornata era scandita da due coffee break e da un catering, pagato da noi, lire 50mila a testa. Eravamo accolti alla porta dai manager e dirigenti. Gente elegante, volti sorridenti, belle donne in tailleur con il bottone della camicetta a un filo da décolleté generosi. Fuori, una fila di Mercedes, Porsche, auto di lusso. Dicevano: "Io faccio il portantino in ospedale, poi ho avuto questa idea e ora sono senior director...". Il direttore del marketing era un ex barista, mio amico. Ci abbagliavano con applausi a scena aperta, quando sul video comparivano i diagrammi di strabilianti successi economici, musica a tutto volume, le luci ti stordivano. Si poteva essere soci Silver o Gold. Dopo averci chiesto di pagare 7 milioni e 200 mila lire di iscrizione, ecco l'affare. Ogni volta che portavamo altre persone, ci veniva pagata una quota in contanti di 1 milione e 600 mila. Poi, quando si diventava finalmente un Gold, scattavano i benefit più alti: si arrivava sino a 2 milioni e sei per contratto. Pagavano tutti i mercoledì, in contanti. Così ho coinvolto altri amici, parenti. E ora sono mortificato".
Mauro Numa , La Stampa, 22 giugno 2000.

Ecco la filosofia del "movimento Vanilla", che si batte contro la nefasta influenza esercitata da banche e assicurazioni, che nella società moderna producono "uno scarseggiare della varietà economica, la mancanza di imprenditoria giovane e qualsiasi innovazione […], disoccupazione, mancanza di opportunità, lo scioglimento della classe media e quindi la suddivisione tra poveri e ricchi; ovunque mancanza di speranza, depressione politica, una gioventù senza futuro e anziani che hanno perso la coincidenza [sic!]". Per fortuna c'è Vanilla, che "grazie alla propria potenza economica e alla forza della grande comunità, crea spazi liberi in cui è stata posata la prima pietra per un futuro positivo e ottimista". Perché "gli uomini hanno fissato confini, definito differenze razziali, approvato leggi, dettato religioni. Ma per il benessere dell'umanità, tutto questo deve anche poter essere cambiato dall'uomo. Per questo esiste Vanilla". Che accumula aderenti per questi nobili motivi, certo, ma anche perché offre "straordinarie possibilità di guadagno" con i propri "modelli di accumulazione", che hanno consentito a migliaia di persone di "realizzare straordinari guadagni secondari, stabili redditi principali e alcuni sono riusciti persino a realizzare veri e propri capitali".

Dalla "lettera di Rasmus Lino": "Tutto ciò che ti serve sono 6 banconote da 1.000 lire e 6 francobolli per lettera. Che cos'hai da perdere? Te lo dico io, n-i-e-n-t-e. Sarebbe da stupidi non provarci!!!". Ma si tratta di un'iniziativa legale? La lettera dice: "Ciò che stai facendo è offrire 6 caffè: e ciò è assolutamente legale!!!".

"Io ho votato Forza Italia. C'è la simpatia verso Berlusconi, imprenditore che è diventato politico e le cui basi filosofiche non sono poi così distanti da quanto dicevamo e facevamo noi".
Giorgio Mendella, Corriere della Sera, 25 aprile 1994.

Negli Stati Uniti, Amway è uno tra gli schemi più "cultizzati". Un distributore ha dichiarato: "In ordine d'importanza per me vengono: 1) Dio; 2) la famiglia; 3) il mio paese; 4) Amway".

Network Marketing è vita, è natura. Ogni giorno devi combattere con le intemperie, ogni giorno devi temprare il tuo essere, ogni giorno sai che non devi abbassare la guardia, ogni giorno devi essere pronto a prendere decisioni importanti con analisi veloci. Ma soprattutto devi agire, agire, agire. Oggi se credi in te stesso e in quello che fai!! Fallo e testa bassa e pedalare. Abbiamo deciso che I@T è il progetto giusto, bene, testa bassa e pedalare. Solo in questa maniera, assumendosi sempre le proprie responsabilità, Tu sarai sereno con te stesso e con il mondo intero e il mondo ti riconoscerà come leader. Il mio sogno è un milione di partecipanti sinceri dopo 100 anni dalla mia nascita, al mio funerale. Il tuo nome sarà un leggenda, perché avrai lasciato un qualcosa di importante nella vita.
Un advisor, dalla Newsletter Cna n. 21, 2001.




Pyramid

di Fabio Zanello

Quando l’ho visto ho capito che la luce che cerchiamo è vero che non occorre cercarla in Himalaya o in strane discipline, tu puoi trovarla allo Sheraton.Io allo Sheraton sono andato con la metro B, Eur Fermi, altre persone come me sedevano nella saletta dei Carracci, il maitre e il personale dell’albergo erano gentili, quando mi sono seduto in sala proiettavano immense diapositive con querce del Dakota, come ai convegni di uomini importanti.Finchè è arrivato lui, il Coordinator. Il Coordinator ha un sorriso bellissimo e denti bianchi come io ho visto soltanto in tv, o come aveva Anna a sedici anni il giorno del nostro primo bacio, anche se poi lei era corsa via. Il Coordinator era vestito più o meno come noi, ma il suo abito era perfetto, i suoi capelli avevano la freschezza di un giorno. Il collo della camicia e i polsini di un bianco che io non ho mai visto nelle mie camicie, e che forse nessuno potrebbe raggiungere. Il Coordinator sa tutto, dalla filosofia alla religione alla storia, e ho seguito la sua spiegazione come mai avevo fatto, neppure alla prima classe di biologia dell’Istituto Odontoiatrico Pacinotti.Il Coordinator poteva sembrare venire dallo spazio, ma era di Gallarate. I suoi gesti erano pacati e morbidi. Egli senza affrontare nessun altro discorso ci ha parlato immediatamente della Piramide. Ha detto, come introduzione, che chi di noi si sentiva depresso, stanco, angustiato, era per via di questa poca familiarità col concetto di Piramide, di cui egli era venuto per informarci, dopo di che la nostra vita non sarebbe stata più la stessa.
Anche a lui la vita è cambiata grazie alla Piramide, ed oggi è Coordinator. La Piramide è infatti lo schema riassuntivo della vita, l’elaborato dell’organizzazione più antica dell’umanità, il talismano della gioia e tutte queste cose insieme.Gli Egizi costruivano piramidi, gli Aztechi costruivano piramidi, i Sumeri costruivano piramidi: la piramide era il simbolo presso quei popoli dell’uomo più elevato, che siede appunto al vertice con sotto gli altri al suo servizio. Egli disponeva delle loro ricchezze, e tutti lavoravano per lui, aspirando al suo livello, proprio come noi oggi potevamo ottenere grazie alla Piramide.Ognuno infatti adesso poteva diventare Faraone, costruire mattone per mattone la propria piramide e raggiungere la ricchezza vera, eterna, diceva il Coordinator.
La Piramide è la struttura fondamentale della società, dei governi, delle monarchie, democrazie, di ogni Sas e Spa, è la figura elementare da cui in geometria si ottiene ogni tipo di poligono, è la chiave di volta delle strutture molecolari e quindi della vita, per questo comprenderne il senso ed applicarlo nella propria non può che far conseguire successo e felicità.
Il senso di precarietà, di ingiustizia, non erano solo il frutto delle nostre imperfezioni, ma di un’umanità caduta nel peccato, e bastava guardarsi intorno, ripeteva il Coordinator. Egoismo, mancanza d’amore, corruzione, l’umanità era qualcosa dall’alto precipitata troppo in basso, per cui soprattutto di una cosa preziosa era stata privata, ricordiamo? Un certo albero e serpente, ricordiamo? Il paradiso, l’eternità. Senza cui non c’è felicità possibile, ha detto il Coordinator.Perciò occorreva invertire la direzione di questa caduta, perché noi eravamo stati creati per stare in alto, ed era ora di tornare su.
Le pupille del Coordinator scintillavano: egli non era il solito piazzista, il solito politico, e lo diceva onestamente, anche se poteva sembrarlo per il suo modo di fare, di vestire, ed infatti anche a me aveva ricordato ora quel piazzista, ora quel politico, che tante volte si confondevano in televisione, ma attenti alla confusione, ripeteva il Coordinator.
Il primo mattone andava posto insieme agli altri della base, le nostre piramidi non erano come quella elefantiaca di Cheope, ma avevano bisogno appena di quaranta stones (pietre) di fondamento, con cui gettare il primo livello. Quaranta, si è poi interrotto il Coordinator, che non è poco.
Tutti nella sala Carracci eravamo assai emozionati nel sentire queste parole. Si parte dalla base della Piramide, il fondo dove noi e altri come noi si sentivano oppressi, disagiati, ma disperarsi mai, diceva il Coordinator.
Sembrava il suo sguardo quello di Richard Burton in Mosè. Quaranta sono i giorni di Gesù nel deserto prima di risorgere e appunto ognuno di noi si doveva sentire forte come Gesù. I familiari sarebbero stati i primi, i parenti più stretti, poi via via gli altri. Cugini di primo e secondo grado, per esempio i nostri padrini, i loro figli, bastava allargare gli orizzonti per pensarci, tutte prime stones (pietre) della propria piramide.
E certo era giusto cominciare dai genitori, dai fratelli, dai propri zii, infatti il Faraone era sempre raffigurato al centro della sua famiglia. Poi però a seguire vedevi anche le schiere dei dignitari e collaboratori, cioè amici e parenti acquisiti, zii della fidanzata o i suoi nonni ad esempio, anch’essi chiamati a raccolta per essere avviati tutti alla felicità, ma non di un giorno. Quella che non finisce più, vera.Edificati così il primo e secondo livello, si sarebbe passati ai successivi, dove nostro compito sarebbe stato trasmettere il segreto della piramide al mondo intero, al popolo.
Il barista sotto casa, per esempio. O il tabaccaio.
Chi infatti non era chiamato dal Faraone a collaborare alla costruzione della sua Piramide? Ma non occorreva per questo mica pensare di ridurre nessuno in schiavitù, qui anzi ognuno aveva libertà di costruire la propria piramide, di riappropriarsi cioè del suo pezzetto di paradiso, ha detto il Coordinator.
Il Coordinator era bellissimo. Le donne erano entusiaste.
I suoi occhi erano azzurri.
Dal primo e secondo livello si sarebbe così passati a un terzo, un quarto, fino a un settimo, come tutti i filosofi, santi e alchimisti avevano detto (ricordate il settimo Cielo?) dove il Coordinator era giunto, e in cui l’attività sarebbe cessata, proprio come il Faraone, per cui tutti lavoravano per lui. Si poteva fare questo in quattro cinque anni, si poteva diventare tutti ricchi come faraoni, che qui corrisponde al Coordinator.Una percentuale delle vendite dei kit di ciascuno dei parenti, conoscenti e amici sotto di sé, impegnati a loro volta a costruire i livelli della propria piramide, allora sarebbe passata a te, e questo dal primo al sesto livello. Per un sistema infinito di piramidi in cui ognuno sarebbe potuto giungere alla felicità eterna - cioé un reddito annuo di circa 40.000 euro - proveniente dalle percentuali di vendita degli altri, a cui si era dato modo di accedere al meccanismo di Pyramid, e di cui potevano a loro volta godere dei frutti, grazie a te.
Se i cosiddetti schiavi una volta costruita la piramide venivano soppressi, noi siamo invece ben lieti che oggi, in democrazia essi si costruiscano la propria. Per trovarvi in cima felicità e amore, ha spiegato il Coordinator.
Eravamo tutti partecipi di un’enorme verità, ha detto, mostrando il kit.Non come prima, riservata a pochi.

Io allora quel giorno ripresi la metro pensando a Anna, a mio padre, che avevo sempre visto in vita sua bestemmiare e sgobbare da negro, e a mia madre, che ancora comprava dentifricio, shampoo e bagnoschiuma al casalinghi e altri prodotti che invece erano nel kit, come tutti i miei zii e cugini, come tutta l’umanità, senza approfittarne neppure per diventare adepto di primo livello, senza il desiderio di nessun paradiso, nessuna felicità, mentre se solo adesso avessero voluto col sistema pyramid

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Fabio Zanello è nato a Roma, ha 39 anni, ha pubblicato racconti su riviste, un romanzo con Castelvecchi dal titolo Hanno rapito Gorbaciov (ma secondo me era a SanRemo), è collaboratore della rivista Erre!, e cura la collana di narrativa autoprodotta NoPress - ultimo titolo l’antologia di racconti Sforza Italia, con prefazione di Renzo Paris, presso la libreria Odradek di Roma.([email protected])




Tucker. Il caso del tubo miracoloso

di Roberto Giovannini
articolo apparso su Il Salvagente

Lo sbaglio più grosso di Mirco Eusebi, dicono in tanti, è stato quello di picchiare e maltrattare in modo esagerato i suoi "promoter" nel corso dei "corsi di formazione per manager" che Tucker - il multilevel che distribuiva i mitici tubi risparmia-energia - organizzava nel cascinale in Umbria. Se non avesse troppo calcato la mano con botte e umiliazioni ai danni dei malcapitati distributori, Eusebi non avrebbe avuto i problemi giudiziari che ha oggi, come il clamoroso arresto e l'accusa di violenza privata. Sarebbe finita come sono finiti in questi ultimi mesi altri schemi di distribuzione multilivello, a cominciare da Alphaclub e Crs Network: un sacco di polemiche, prese in giro sui giornali, irridenti servizi in televisione, un po' di seccature giudiziarie senza gravi conseguenze, e la solita lunga lista di "distributori" truffati e senza nessuna possibilità di recuperare i loro danari. Nel corso del viaggio nel mondo del multilevel e delle Catene di Sant'Antonio che chi scrive e Davide Orecchio ha tradotto nel libro "Piramide d'oro; Realtà e miti del multilevel marketing" (edito da Avverbi, 10 euro), di storie come quelle di Tucker ne abbiamo incontrate tante. E il meccanismo di base e l'apparato per così dire ideologico e iconografico fondamentalmente è sempre lo stesso. E funziona.

Primo, un imprenditore "carismatico", in grado di convincere e motivare anche i più dubbiosi col suo "magnetismo" nel corso di affollatissime "convention" in cui illustra il "Sogno" che renderà ricchi. Secondo, un prodotto "miracoloso", che "si vende da solo" grazie alle sue qualità eccezionali. Terzo, il sistema di distribuzione basato sulla rete e sul passaparola, che permette sulla carta anche ai più inesperti di guadagnare: vendendo il prodotto, ma anche e soprattutto grazie alle vendite effettuate dalle persone che a sua volta il promotore recluta. Servono sempre nuovi adepti: familiari, parenti, amici, colleghi. Quarto, il continuo ricorso alla "formazione", con sempre nuovi corsi da frequentare per salire la gerarchia della rete e per vendere di più, quasi sempre a pagamento. Quinto, una ideologia basata sulla ricchezza e sul successo come unico valore di riferimento, in cui la Rete (dal leader ai distributori che hanno appena iniziato) è vista come una via di mezzo tra una famiglia guidata da un Grande Padre, un partito bolscevico degli anni trenta col culto del Capo, una fede religiosa (meglio, una setta) guidata da un Pontefice Massimo infallibile. Una Rete che promette la ricchezza, certo, ma anche e soprattutto relazioni "forti"; in cui "fallisce" solo chi non crede nel Messaggio, e dubita. In cui se qualcosa va storto, è sempre colpa di (in ordine sparso): concorrenti invidiosi, poteri forti, magistratura, giornali e giornalisti, nemici della libera impresa, scettici oppositori mai costruttivi e dediti solo a demolire. E se tutto ciò ricorda un certo Presidente del Consiglio italiano, non è per niente - ma proprio per niente - un caso. Ed è più o meno la stessa anche la parabola di queste reti multilevel. Il lancio, il successo, la crescita impetuosa e i primi consistenti guadagni; il tentativo di consolidare il successo, conquistando credibilità. Poi i primi dubbi, le incertezze, e via lungo la china che conduce al crollo finale: qualche noia giudiziaria (ma non sempre) per gli ideatori, nessuna possibilità di recuperare un soldo per chi ha investito danaro, tempo e lavoro. Con l'eccezione, fin qui isolata, delle grandi catene multilevel americane, Amway ed Herbalife, che anche se non appaiono in ottima salute continuano a macinare vendite ed adesioni. Imprenditori carismatici sono ed erano Virgilio Degiovanni, il fondatore di Millionaire, Freedomland; Giorgio Mendella, che costruì un piccolo impero aziendale chiedendo "mutui" ai risparmiatori; Mark Hughes, l'inventore di Herbalife, morto per un cocktail di alcool e antidepressivi.

Prodotti miracolosi sono (o sembrano) i detersivi di Amway, i buoni sconto di Crs Network, le polizze assicurative e pensionistiche di Star Service International, il frappè che fa dimagrire e "riattiva i villi intestinali" di Herbalife, e naturalmente il tubone di Tucker, che riduce i consumi di carburante e azzera le emissioni inquinanti. La via per conquistare la credibilità, curiosamente è spesso stata il calcio: Mendella fu sul punto di comprare il Torino e la Fiorentina, Alphaclub sponsorizzò la Juventus, Tucker entrò nel lotto degli sponsor della Nazionale. Degiovanni si quotò sul mercato di Borsa, sempre Eusebi fece uscire articoli elogiativi su Panorama. Di "formazione" vivono, con i suoi corsi di "Firewalking", e SSI/Bayerische, che impone - all'insegna del motto "se non ti formi ti fermi" - i costosissimi "corsi Futus". Ai corsi di Firewalking, la gente va, pagando, ed esce contenta e "caricata"; Eusebi ha scelto un'altra strada, e adesso è nei guai. Certo è che in Italia fenomeni del genere si ripetono periodicamente, e non esiste di fatto una legge che tuteli in qualche modo consumatori, aderenti e cittadini. C'è chi sostiene che di fronte a casi come quello di CRS Network non c'è legge che tenga: chi consegna i suoi sudati risparmi a una società che promette di restituirli con un interesse del 275 per cento, forse, merita davvero di perdere tutto. E c'è anche chi dice che le tecniche di motivazione a cavallo tra setta e umiliazione ormai stanno diventando una prassi "normale" anche per le aziende convenzionali: in fondo, anche Enel e Telecom spediscono i propri manager in sperduti cascinali per "motivarsi e interagire come gruppo", e sempre più spesso anche ai lavoratori si chiede una "adesione alla mission d'impresa", se non vogliono guai...



LEGGE 17 agosto 2005, n. 173
Disciplina della vendita diretta a domicilio e tutela del consumatore
dalle forme di vendita piramidali. (GU n. 204 del 2-9-2005)
La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno
approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Promulga

la seguente legge:

ART. 1.
(Definizioni e ambito di applicazione della legge)

1. Al fini della presente legge si intendono:
a) per "vendita diretta a domicilio", la forma speciale di vendita al
dettaglio e di offerta di beni e servizi, di cui all'articolo 19 del
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, effettuate tramite la
raccolta di ordinativi di acquisto presso il domicilio del
consumatore finale o nei locali nei quali il consumatore si trova,
anche temporaneamente, per motivi personali, di lavoro, di studio, di
intrattenimento o di svago;
b) per "incaricato alla vendita diretta a domicilio", colui che, con
o senza vincolo di subordinazione, promuove, direttamente o
indirettamente, la raccolta di ordinativi di acquisto presso privati
consumatori per conto di imprese esercenti la vendita diretta a
domicilio;
c) per "impresa" o "imprese", l'impresa o le imprese esercenti la
vendita diretta a domicilio di cui alla lettera a).
2. Le disposizioni della presente legge, ad eccezione di quanto
previsto dagli articoli 5, 6 e 7, non si applicano alla offerta, alla
sottoscrizione e alla propaganda ai fini commerciali di:
a) prodotti e servizi finanziari;
b) prodotti e servizi assicurativi;
c) contratti per la costruzione, la vendita e la locazione di beni
immobili.
ART. 2.
(Esercizio dell'attivita' di vendita diretta a domicilio)

1. Alle attivita' di vendita diretta a domicilio di cui all'articolo
1, comma 1, lettera a), si applicano le disposizioni di cui agli
articoli 19, 20 e 22, commi 1 e 2, del decreto legislativo 31 marzo
1998, n. 114, nonche' le disposizioni vigenti in materia di
commercializzazione dei beni e dei servizi offerti.
ART. 3.
(Attivita' di incaricato alla vendita diretta a domicilio)

1. L'attivita' di incaricato alla vendita diretta a domicilio, con o
senza vincolo di subordinazione, e' soggetta all'obbligo del possesso
del tesserino di riconoscimento di cui all'articolo 19, commi 5 e 6,
del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e puo' essere svolta
da chi risulti in possesso dei requisiti di cui all'articolo 5, comma
2, del medesimo decreto legislativo.
2. L'attivita' di incaricato alla vendita diretta a domicilio senza
vincolo di subordinazione puo' essere esercitata come oggetto di una
obbligazione assunta con contratto di agenzia.
3. L'attivita' di incaricato alla vendita diretta a domicilio senza
vincolo di subordinazione puo' essere altresi' esercitata, senza
necessita' di stipulare un contratto di agenzia, da soggetti che
svolgono l'attivita' in maniera abituale, ancorche' non esclusiva, o
in maniera occasionale, purche' incaricati da una o piu' imprese.
4. La natura dell'attivita' di cui al comma 3 e' di carattere
occasionale sino al conseguimento di un reddito annuo, derivante da
tale attivita', non superiore a 5.000 euro.
5. Resta ferma la disciplina previdenziale recata dall'articolo 44,
comma 2, ultimo periodo, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269,
convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.
ART. 4.
(Disciplina del rapporto fra impresa affidante e incaricato alla
vendita diretta a domicilio. Compenso dell'incaricato)

1. All'incaricato alla vendita diretta a domicilio con vincolo di
subordinazione si applica il contratto collettivo nazionale di lavoro
applicato dall'impresa esercente la vendita diretta. All'incaricato
alla vendita diretta a domicilio senza vincolo di subordinazione di
cui all'articolo 3, comma 2, si applicano gli accordi economici
collettivi di settore.
2. Per l'incaricato alla vendita diretta a domicilio senza vincolo di
subordinazione di cui all'articolo 3, comma 3, l'incarico deve essere
provato per iscritto e puo' essere liberamente rinunciato, anche per
fatti concludenti con relativa presa d'atto dell'impresa affidante, o
revocato per iscritto tramite lettera raccomandata con avviso di
ricevimento o altro mezzo idoneo. L'atto di conferimento
dell'incarico deve contenere l'indicazione dei diritti e degli
obblighi di cui ai commi 3 e 6.
3. L'incaricato alla vendita diretta a domicilio senza vincolo di
subordinazione di cui all'articolo 3, comma 3, ha diritto di recedere
dall'incarico, senza obbligo di motivazione, inviando all'impresa
affidante una comunicazione, a mezzo di lettera raccomandata con
avviso di ricevimento, entro dieci giorni lavorativi dalla stipula
dell'atto scritto di cui al comma 2. In tale caso, l'incaricato e'
tenuto a restituire a sua cura e spese i beni e i materiali da
dimostrazione eventualmente acquistati e l'impresa, entro trenta
giorni dalla restituzione dei beni e dei materiali, rimborsa
all'incaricato le somme da questi eventualmente pagate. Il rimborso
e' subordinato all'integrita' dei beni e dei materiali restituiti.
4. Nei confronti dell'incaricato alla vendita diretta a domicilio non
puo' essere stabilito alcun obbligo di acquisto:
a) di un qualsiasi ammontare di materiali o di beni commercializzati
o distribuiti dall'impresa affidante, ad eccezione dei beni e dei
materiali da dimostrazione strumentali alla sua attivita' che per
tipologia e quantita' sono assimilabili ad un campionario;
b) di servizi forniti, direttamente o indirettamente, dall'impresa
affidante, non strettamente inerenti e necessari all'attivita'
commerciale in questione, e comunque non proporzionati al volume
dell'attivita' svolta.
5. Nel caso in cui l'incarico venga rinunciato o revocato, il
tesserino di riconoscimento di cui all'articolo 3, comma 1, e'
ritirato.
6. In aggiunta al diritto di recesso di cui al comma 3,
all'incaricato alla vendita diretta a domicilio e' in ogni caso
riconosciuto, in tutte le altre ipotesi di cessazione per qualsiasi
causa del rapporto con l'impresa affidante, il diritto di
restituzione e, entro trenta giorni, alla rifusione del prezzo
relativamente ai beni e ai materiali integri eventualmente posseduti
in misura non inferiore al 90 per cento del costo originario.
7. L'incaricato alla vendita diretta a domicilio deve attenersi alle
modalita' e alle condizioni generali di vendita stabilite
dall'impresa affidante. In caso contrario, egli e' responsabile dei
danni derivanti dalle condotte difformi da lui adottate rispetto alle
modalita' e alle condizioni di cui al primo periodo.
8. L'incaricato alla vendita diretta a domicilio non ha, salvo
espressa autorizzazione scritta, la facolta' di riscuotere il
corrispettivo degli ordinativi di acquisto che abbiano avuto regolare
esecuzione presso i privati consumatori ne' di concedere sconti o
dilazioni di pagamento.
9. Il compenso dell'incaricato alla vendita diretta a domicilio senza
vincolo di subordinazione e' costituito dalle provvigioni sugli
affari che, accettati, hanno avuto regolare esecuzione. La misura
delle provvigioni e le modalita' di corresponsione devono essere
stabilite per iscritto.
ART. 5.
(Divieto delle forme di vendita piramidali e di giochi o catene)

1. Sono vietate la promozione e la realizzazione di attivita' e di
strutture di vendita nelle quali l'incentivo economico primario dei
componenti la struttura si fonda sul mero reclutamento di nuovi
soggetti piuttosto che sulla loro capacita' di vendere o promuovere
la vendita di beni o servizi determinati direttamente o attraverso
altri componenti la struttura.
2. E' vietata, altresi', la promozione o l'organizzazione di tutte
quelle operazioni, quali giochi, piani di sviluppo, "catene di
Sant'Antonio", che configurano la possibilita' di guadagno attraverso
il puro e semplice reclutamento di altre persone e in cui il diritto
a reclutare si trasferisce all'infinito previo il pagamento di un
corrispettivo.
ART. 6.
(Elementi presuntivi)

1. Costituisce elemento presuntivo della sussistenza di una
operazione o di una struttura di vendita vietate ai sensi
dell'articolo 5 la ricorrenza di una delle seguenti circostanze:
a) l'eventuale obbligo del soggetto reclutato di acquistare
dall'impresa organizzatrice, ovvero da altro componente la struttura,
una rilevante quantita' di prodotti senza diritto di restituzione o
rifusione del prezzo relativamente ai beni ancora vendibili, in
misura non inferiore al 90 per cento del costo originario, nel caso
di mancata o parzialmente mancata vendita al pubblico;
b) l'eventuale obbligo del soggetto reclutato di corrispondere,
all'atto del reclutamento e comunque quale condizione per la
permanenza nell'organizzazione, all'impresa organizzatrice o ad altro
componente la struttura, una somma di denaro o titoli di credito o
altri valori mobiliari e benefici finanziari in genere di rilevante
entita' e in assenza di una reale controprestazione;
c) l'eventuale obbligo del soggetto reclutato di acquistare,
dall'impresa organizzatrice o da altro componente la struttura,
materiali, beni o servizi, ivi compresi materiali didattici e corsi
di formazione, non strettamente inerenti e necessari alla attivita'
commerciale in questione e comunque non proporzionati al volume
dell'attivita' svolta.
ART. 7.
(Sanzioni)

1. Salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, chiunque promuove
o realizza le attivita' o le strutture di vendita o le operazioni di
cui all'articolo 5, anche promuovendo iniziative di carattere
collettivo o inducendo uno o piu' soggetti ad aderire, associarsi o
affiliarsi alle organizzazioni od operazioni di cui al medesimo
articolo, e' punito con l'arresto da sei mesi ad un anno o con
l'ammenda da 100.000 euro a 600.000 euro.
2. Per le violazioni di cui al comma 1 si applica la sanzione
accessoria della pubblicazione del provvedimento con le modalita' di
cui all'articolo 36 del codice penale e della sua comunicazione alle
associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello
nazionale.
3. All'impresa che non rispetti le disposizioni di cui all'articolo
4, commi 2, 3, 5, 6 e 9, si applica una sanzione amministrativa
pecuniaria da 1.500 euro a 5.000 euro.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara' inserita
nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica
italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla
osservare come legge dello Stato.
Data a La Maddalena, addi' 17 agosto 2005

CIAMPI

Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Visto, il Guardasigilli: Castelli
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